Mondo

Quel negoziato lungo 12 anni per fermare la minaccia-Iran

Teheran si impegna a non acquisire armi nucleari, a rinunciare per 15 anni ad arricchire l'uranio oltre il 3,67% e a depositare in Russia il 98% del suo stock

Quel negoziato lungo 12 anni per fermare la minaccia-Iran

Ci sono voluti dodici anni di negoziati preliminari, una trattativa serrata durata 21 mesi e un rinvio di ben 17 giorni sulle scadenze prefissate, ma alla fine l'accordo per bloccare - o meglio ritardare di 10-15 anni - la corsa dell'Iran verso l'arma nucleare è andato in porto. Si tratta di cento pagine che entrano nei minimi particolari, anche se in vari punti prevale una certa ambiguità senza la quale non si sarebbe arrivati alla firma. Molti parlano di accordo storico, del più importante risultato della politica estera di Obama e lo paragonano addirittura all'apertura di Nixon alla Cina. Ma la maggioranza degli osservatori è più cauta, e sostiene che soltanto il tempo ci dirà se i 5+1 hanno concluso un trattato-bidone, che rinvia ma non elimina le ambizioni nucleari degli ayatollah, o di una vera svolta che potrebbe aprire nuovi orizzonti per tutto il Medio Oriente.

I dettagli tecnici sono essenziali, anche se di difficile comprensione per i non addetti ai lavori. Alla base c'è l'impegno dell'Iran a non acquisire armi nucleari in alcuna circostanza, a rinunciare per 15 anni ad arricchire l'uranio oltre il 3,67%, a ridurre il numero di centrifughe in operazione da 19.000 a 5.060 (le altre non verranno distrutte, come avrebbe voluto l'Occidente, ma smontate e immagazzinate), a limitare l'attività della centrale di Natanz a fini energetici e a modificare la nuova centrale ad acqua pesante di Arak in modo che non produca plutonio utilizzabile a fini bellici. Teheran depositerà inoltre in Russia il 98% del suo attuale stock di uranio arricchito. Ciò dovrebbe far sì che, nel caso l'Iran cambiasse idea, il «preavviso» della disponibilità da parte sua di una bomba si allungherebbe dagli attuali due-tre mesi a un anno. Tra dieci, tuttavia, le restrizioni cominceranno ad allentarsi e - dicono i pessimisti - potremmo essere da capo.

Tutto questo, compreso quanto l'Iran ha già fatto segretamente per preparare una eventuale arma nucleare, come la pianificazioe di testate miniaturizzate e di detonatori, dovrà essere verificato dagli ispettori dell'Aiea, che avranno anche il diritto di interrogare gli scienziati collegati al programma. Ma, dopo un esplicito veto della Guida suprema Khamenei, è stato concesso che, per accedere alle basi militari, avranno bisogno di un'autorizzazione preventiva di Teheran (il che significa che saranno, in pratica, off limits , aprendo un potenziale buco nel trattato).

In cambio, l'Iran ottiene l'unica cosa che veramente le premeva, cioè la graduale abolizione delle sanzioni - dell'Onu, internazionali e nazionali - che gli sono state imposte a partire dal 2006 e che hanno causato gravissimi danni alla sua economia. Sui tempi, tuttavia, non c'è chiarezza. Per prima cosa, gli ispettori dell'Aiea dovranno verificare se sono state rispettate alcune condizioni, e la cosa potrebbe richiedere vari mesi. Poi, bisognerà rimettere in moto una macchina ferma da tempo. Prima che tutto torni alla normalità potrebbero passare anche due anni, ma l'Iran potrà mettere quasi da subito sul mercato i 30 milioni di barili di greggio che ha accumulato in questi anni, abbattendone il prezzo, e grazie al via libera alle transazioni finanziarie disporrà di nuovo di considerevoli somme che - temono gli avversari dell'accordo - utilizzerà per la sua politica espansionistica tanto temuta da Israele e dai Paesi arabi del Golfo, sussidi ad Assad e agli Hezbollah compresi. Al momento, l'Iran è ancora sulla lista americana delle organizzazioni terroristiche.

A riprova che le loro intenzioni non sono del tutto pacifiche, gli iraniani hanno insistito a lungo perché fosse abrogato anche l'embargo sulla vendita di armi, ma qui l'Occidente si è impuntato: esso verrà rimosso solo tra 5 anni e tra otto per quanto riguarda la tecnologia missilistica. È stato inoltre costituito un comitato (in cui l'America e i suoi alleati sono in maggioranza) che potrà ripristinare le sanzioni in caso di palese violazione degli accordi.

In cento pagine fitte fitte e per giunta redatte contemporaneamente in due lingue, il diavolo ha sicuramente introdotto altri punti controversi, che salteranno fuori in un secondo tempo.

Certo, si poteva fare meglio; ma, come dice il proverbio, questo è spesso nemico del bene.

Commenti