Politica

Nei guai per 'ndrangheta il verdiniano Galati

Il deputato Ala rischia l'arresto, no del gip. I legami con le cosche liguri per il sostegno elettorale

Felice Manti

Per Matteo Renzi è un'altra tegola. Il deputato Ala Giuseppe Galati ha rischiato l'arresto (il gip ha detto no) nell'inchiesta sulla 'ndrangheta che ieri ha portato a un centinaio di arresti in due distinte operazioni. La procura antimafia di Reggio Calabria ha indagato il verdiniano per corruzione aggravata per una vicenda di presunti favori in un terreno del Parco Naturale Decima Malafede a Roma. Per il gip «non era univoco» il comportamento di Galati (che si proclama innocente) né l'ok alla promessa fatta da Galati a un capoclan di ottenere lo sblocco dei lavori edili sospesi perché eseguiti in una zona vincolata. Indagato anche il vicepresidente del Consiglio regionale calabrese Francesco D'Agostino, ras del pesce stocco di Cittanova legato al governatore Pd Mario Oliverio. Di nuovo coinvolto Antonio Caridi, il senatore Gal su cui già pende una richiesta d'arresto nell'inchiesta Mammasantissima che ipotizza una cupola affaristico-massonica legata alla 'ndrangheta in grado di decidere a tavolino l'esito delle elezioni degli ultimi 15 anni. Caridi sarebbe stato pizzicato al telefono con il boss Carmelo Gullace (che controllerebbe i voti grazie alla capacità intimidatoria di cui lo stesso Caridi era al corrente) a cui avrebbe risposto «agli ordini». Secondo i pm la famiglia Raso-Gullace-Albanese avrebbe imposto ai dipendenti di votare per Caridi, come risulta dalle intercettazioni. L'esponente Gal era già stato sfiorato dalle accuse di mafia, tanto che M5S aveva ottenuto che il senatore allora Ncd non entrasse in commissione Antimafia. Sullo sfondo resta la capacità della più potente hoding criminale al mondo di imporre ai pescatori cosa pescare in decine di chilometri di costa in Calabria con il boss Franco Muto, detto «il re del pesce» e di avere contatti con alcuni funzionari di Equitalia che avrebbero agevolato gli affari delle cosche che controllano la Liguria in settori diversissimi dell'economia, dal movimento terra nel Terzo Valico all'import-export di prodotti alimentari, dalle sale giochi e scommesse online alla lavorazione dei marmi, dal trattamento dei rifiuti speciali alla produzione e commercializzazione di lampade a led.

La Liguria, già toccata dall'inchiesta che ha smantellato la 'ndrangheta di Lavagna e la rete di favori con politici e coop rosse interessate al porto di Lavagna per il traffico di rifiuti tossici, si conferma l'ennesima regione del Nord infiltrata dopo Lombardia e Piemonte.

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