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Nei primi mesi del Prof niente flat tax e sussidi solo misure a costo zero

A giorni la risoluzione al Def di M5S e Lega. Si pensa al condono fiscale e a un taglia-leggi

Nei primi mesi del Prof niente flat tax e sussidi solo misure a costo zero

La parte del programma elettorale del centrodestra che la vulgata elettorale e mediatica bollava come la meno realistica potrebbe essere uno dei pochi punti realizzabili del «contratto» tra M5S e Lega per il governo. La flat tax continua a guadagnare consensi tra gli addetti al settore. Ieri la Cei, la Conferenza episcopale italiana ha bocciato la riforma fiscale, ma negli ultimi due giorni autorevoli media come Bloomberg e il Wall street Journal hanno promosso il sistema ad aliquota unica. Per l'agenzia stampa già mercoledì il commentatore Leonid Bershidsky aveva spiegato che «se l'esperienza della Russia e dell'Europa dell'Est dovesse valore anche in Italia il fisco potrebbe finire per raccogliere più tasse». Il quotidiano della finanza aveva invece sostenuto la tassa piatta come una proposta migliore rispetto al reddito di cittadinanza.

La riforma fiscale del contratto, che in realtà è una dual tax, cioè un sistema a due aliquote al 15 per cento e al 20 per cento, farà parte dei provvedimenti che il governo cercherà verosimilmente di approvare in tempi medi. Anche se il premier incaricato Giuseppe Conte, come ha notato la leader di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni, in questa fase ha citato altri punti del programma. Ad esempio il reddito di cittadinanza.

I due capisaldi del contratto verranno comunque solo abbozzati in questa prima fase del governo giallo verde. Sul fisco potrebbe arrivare presto il provvedimento annunciato nel contratto sulla «pace fiscale». Quindi un condono che potrebbe portare risorse fresche. Preziosissime visto lo stato dei conti pubblici e il costo delle misure nel contratto.

Del capitolo assistenza e lavoro potrebbe arrivare non il reddito di cittadinanza, ma un accenno della riforma dei centri per l'impiego. La premessa per il sussidio caro ai pentastellati di Luigi Di Maio.

Tutte le priorità saranno messe nero su bianco nella risoluzione di maggioranza sul Def, il documento di economia e finanza, che sarà presentata dai parlamentari della Lega di Salvini e dal M5S e votata entro la fine del mese. Sarà il primo documento ufficiale della nuova maggioranza nel quale saranno accennate le priorità per il governo.

Il vero banco di prova resta quello di ottobre, quando il governo dovrà varare la legge di Bilancio. Quindi passare dalle enunciazioni di principio alle scelte vere e proprie. Il governo dovrà mettere mano ai conti dello stato. Ieri dalla Commissione europea è arrivata la conferma che la correzione dei conti del 2018 non può essere evitata. E che per il 2019 il nuovo governo dovrà mettere in agenda un altra correzione intorno ai 10 miliardi di euro. Poi, sempre entro ottobre, Conte e il ministro dell'Economia dovranno trovare il modo di disinnescare gli aumenti dell'Iva, quindi trovare altri 15 miliardi.

I margini per fare altro si riducono al minimo, tanto che ieri in ambienti della maggioranza e tra i ministri papabili già si ragionava su misure a costo zero da avviare in tempi brevi. Misure per dare un segnale agli elettori, ma che non facciano infuriare subito Bruxelles. Conte starebbe ad esempio pensando a un provvedimento per taglia leggi. Sburocratizzazione e semplificazione di procedure, sono temi che stanno a cuore al premier incaricato.

Un provvedimento in questo senso non impegnerebbe risorse e non sarebbe politicamente impegnativo.

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