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Nel giorno di Rousseau scoppia il caso Dibba: "Non fidatevi del Pd"

Oggi il voto sulle alleanze in Umbria. L'ex onorevole critico, ma i grillini lo snobbano

Nel giorno di Rousseau scoppia il caso Dibba: "Non fidatevi del Pd"

Da mesi è al centro delle chiacchiere di molti colleghi di partito. Considerato, insieme al leader della Lega Matteo Salvini, come uno dei grandi sconfitti della crisi politica di agosto. Alessandro Di Battista ieri è tornato a farsi sentire. Con un attacco violento al Partito democratico, nuovo alleato del Movimento 5 Stelle al governo, proprio nel giorno dell'annuncio della votazione su Rousseau - prevista oggi - sulla possibilità di sostenere alle elezioni regionali in Umbria un candidato presidente civico con il sostegno di altre forze politiche. Sullo sfondo, le polemiche di molti parlamentari ed eletti sul territorio per l'alleanza, battezzata da Luigi Di Maio con la definizione di «Patto Civico», con il Pd nella regione a sostegno di un candidato comune pescato dalla società civile. La trattativa, però, è in salita, con il capo politico stretto tra le pressioni di alcuni eletti umbri e i veti dei dem che vorrebbero che i Cinque Stelle appoggiassero il civico di centrosinistra Andrea Fora.

Scenario ideale per il tackle a gamba tesa assestato da Di Battista al suo partito. Dopo una settimana di silenzio, con un post su Facebook l'ex deputato ha indicato «8 motivi per non fidarsi del Pd». Prima dell'elenco, Dibba ha rivendicato con orgoglio tutto il veleno sputato negli anni contro i democratici: «Sono sempre stato contrario a un governo con il Pd. Non è un segreto». E ancora: «Il Pd è un partito globalista, liberista, colluso con la grande imprenditoria marcia di questo paese». Accuse ad ampio raggio: dalla «svendita dei gioielli di Stato ai loro amici», fino ai bombardamenti sulla Libia del 2011 e all'assenza di una legge sul conflitto di interessi». E poi «reputo il Pd il partito più ipocrita d'Europa». Il senatore M5s Gianluigi Paragone, primo degli anti-Pd, condivide e rilancia il messaggio. Che ha come perno centrale gli 8 punti: non fidatevi del Pd senza Renzi perché «ci ha lasciato dentro un sacco di pali», non fidatevi di Franceschini, dei giornali, delle «false aperture sulla revoca delle concessioni ai Benetton», della Lagarde, dell'Europa, delle notizie che arrivano dal Medio Oriente e dei «nuovi ambientalisti». «Conte e Di Maio tengano a bada i deliri di Di Battista», avverte il presidente dei senatori democrat Andrea Marcucci.

Uno sfogo duro accolto con la solita freddezza dal M5s parlamentare. Dagli uomini più vicini a Di Maio ai «fichiani» e ai numerosi battitori liberi. «Di Battista preferisce sempre evitare di prendersi responsabilità», commenta un deputato. E nei giorni scorsi il suo silenzio aveva fatto storcere il naso a molti nel Movimento. Con un'altra fonte parlamentare che commentava: «Non essendo riuscito a sostituire Di Maio, nè a entrare nel governo è tornato in silenzio». Adesso la nuova stoccata, in un momento in cui il capo politico sembra per l'ennesima volta molto indebolito nel comando del corpaccione stellato. Sono state smentite in tutta fretta le voci su una possibile scissione parlamentare in seno ai grillini ma in appoggio al Conte-bis. Il nervo, però, è scoperto e chi non vuole consegnare le solita rituale smentita preferisce non rispondere. Nel pomeriggio circolano rumors su un gruppo di parlamentari pronto a chiedere che Di Maio lasci il timone di capo politico del M5s. Ed è proprio lì che è tornato ad insinuarsi Di Battista, con l'obiettivo di sempre: diventare leader; puntando a destabilizzare il governo per tornare al voto e disarcionare l'ex amico di Pomigliano. «Io, da fuori, farò le mie battaglie - dice Dibba - Lo dico fin da subito.

Non voglio destabilizzare nulla e nessuno, voglio solo esprimere le mie idee e sono sempre le stesse».

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