Cronache

Nel Messinese 7 anni dopo pure il cimitero è off-limits

Il territorio devastato dall'alluvione del 2009 attende la ricostruzione: «Noi, dimenticati»

Nel Messinese 7 anni dopo pure il cimitero è off-limits

«Ricostruiremo tutto in tempi veloci». Mentre l'Italia centrale scricchiola e crolla sotto l'energia devastante di decine e decine di scosse sismiche, il premier Matteo Renzi, in visita privata con la moglie Agnese a Preci, nelle zone colpite dal terremoto, promette interventi. Lo ha fatto avvicinandosi a un'anziana donna che, insieme col nipotino e il cane, stava attendendo il suo arrivo, come tanti altri sfollati, che chiedono aiuto e conforto. Ma la speranza degli abitanti colpiti a distanza di pochi mesi dalla devastazione, se pure non muore, perché è insita nell'uomo, inizia a vacillare.

Molti lamentano di essere stati abbandonati dopo il sisma dello scorso agosto, mentre da soli, confidando soltanto sulle proprie forze e capacità, stavano cercando di rimettere in piedi la propria azienda agricola o zootecnica, che è stata nuovamente colpita dalle ultime scosse. E la forza e la determinazione ricevono un duro colpo. Si farà presto, promette Renzi, anche se per la ricostruzione definitiva ci vorrà del tempo, tra tende prima e casette in legno dopo, ma in molti guardano al dato reale di vittime di altri cataclismi che sono state dimenticate.

«Perché il presidente del Consiglio promette ricostruzione e case in legno, quando qui ci hanno dimenticati?». Le vittime dell'alluvione che nel 2009 colpì Giampilieri, Scaletta Zanclea e i comuni limitrofi del Messinese a forte rischio idrogeologico, mietendo un alto numero di vittime, si sentono soli. Sono solidali con gli sfollati del centro Italia, ma si chiedono perché il premier non pensi anche alla ricostruzione nelle loro zone, dove la vita non è ancora tornata alla normalità. È una sorta di guerra tra poveri, dove tutti hanno ragione di volere tornare a vivere.

Ma a Scaletta Zanclea questo non è possibile. Né ieri e neanche oggi, quando in tanti, come da tradizione del 1° e del 2 novembre, vorrebbero andare a far visita ai propri defunti al cimitero. Nel giorno dei morti, infatti, i vivi sono mortificati dall'impossibilità di rendere omaggio alla memoria dei propri cari, come hanno denunciato ai microfoni del Tg3 regionale della Sicilia. La strada del Comune della costa ionica che conduce al camposanto, infatti, è interdetta al traffico veicolare da 7 anni. Vi si sono registrati dei crolli che hanno dato il via a un movimento franoso.

Chi vuole recarsi al cimitero deve lasciare l'auto e proseguire a piedi per circa un chilometro di salita impervia e sconnessa, col rischio di cadere e farsi male. Un percorso che non è certamente agevole per quanti hanno problemi di deambulazione, costretti a rinunciare a lasciare un fiore sulla tomba dei congiunti. È chiusa al traffico anche una stradina privata parallela, che viene utilizzata dal carro funebre solo per portare a destinazione la salma.

«È una vergogna dicono i cittadini mentre pian piano percorrono la via per il cimitero -. Non possiamo camminare su per questa strada col rischio di farci male. E poi è lunga oltre che disagevole. Siamo stati dimenticati. Oggi si pensa ai terremotati. È giusto che siano aiutati per il dramma che stanno vivendo. Ma non si può accantonare il passato, con la tragedia che si è abbattuta sul nostro territorio, lasciandoci in sospeso tra speranza e rassegnazione». La possibilità che l'arteria sia risistemata si infrange contro lo scoglio della burocrazia. A distanza di 7 anni dall'alluvione, deve ancora essere espletato il bando per il progetto esecutivo.

Proprio una celere ricostruzione.

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