Economia

Ma nel nuovo Def spunta l'indice di benessere

La mossa per nascondere i disastri nei conti pubblici. Scompare il ricorso alle clausole di salvaguardia

Ma nel nuovo Def spunta l'indice di benessere

Roma - Con i numeri ce la caviamo malino. Finiamo regolarmente nelle ultime posizioni per crescita economica (i dati di ieri sul Pil lo dimostrano) e i nostri conti pubblici, in particolare il debito monstre, sono motivo di preoccupazione per i mercati mondiali. Ma possiamo ancora vantare dei bei primati. Durata della vita, felicità e sicurezza. Qualità difficilmente quantificabili, ma che dal prossimo anno finiranno dentro il Def.

Il Documento di economia e finanza fino a quest'anno è stato una raccolta di cifre aride, previsioni macroeconomiche, stime sulle finanze pubbliche e promesse di riforme. Nelle sue prossime edizioni dovrebbe includere anche un «indice di benessere». Una relazione da allegare al Def con «l'andamento nell'ultimo triennio degli indicatori di benessere equo e sostenibile adottati a livello internazionale». A prevederlo è un disegno di legge di riforma della Legge di Bilancio, a prima firma del presidente della commissione Bilancio della Camera Francesco Boccia e sottoscritto dai capigruppo di tutti i partiti in commissione con l'eccezione di M5S e Lega.

Gli indici internazionali di questo tipo, emersi dagli anni Sessanta a oggi, misurano il benessere tenendo conto di vari aspetti, dall'ambiente, alla distribuzione della ricchezza fino alle relazioni interpersonali e quindi alla felicità. In Italia il tentativo più serio di introdurre un indice alternativo al Pil è di Enrico Giovannini, ex ministro del Lavoro ed ex presidente dell'Inps, e si chiama Bes, Benessere equo e solidale. Peraltro messo a punto nel Cnel, il Consiglio nazionale dell'Economia e del lavoro, prossimo alla abolizione con la riforma Boschi. L'intento è lodevole: misurare aspetti fondamentali per la vita dei cittadini, che le statistiche economiche ignorano. Il sospetto, fondato, è che un indice del genere, messo dentro il Def possa servire a bilanciare le performance per nulla entusiasmanti dell'economia italiana. Una operazione di marketing.

Per il resto la riforma punta ad abolire le clausole di salvaguardia. Cioè la garanzia su coperture incerte, di solito fatta con aumenti di imposte e accise. Come quelle da 15 miliardi che già gravano sul 2017. Poi, a dare più potere al Parlamento nella sessione di bilancio, ma con precisi paletti anti assalto alla diligenza. Niente norme localistiche.

Il potere dei parlamentari si dovrebbe limitare ad un maggiore controllo sul bilancio.

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