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Nella corsa al Colle resistono Amato, Casini e Finocchiaro

I favoriti per succedere a Re Giorgio sono quelli con un gradimento bipartisan. Calano le chance dei big democrat, da Veltroni a Prodi

Nella corsa al Colle resistono Amato, Casini e Finocchiaro

RomaAdesso c'è pure un nome, quello di Antonio Martino , tessera numero due di Forza Italia, lanciato Silvio Berlusconi in persona. «Sarà lui il candidato dei moderati». Ma il primo a non crederci è proprio il diretto interessato: «Io sul Colle? Non lo sapevo, mi pare uno scherzo da prete».

L'idea del Cav sembra infatti questa, sventolare Martino come candidato di bandiera nei primi tre turni, «poi voteremo quello condiviso con il Pd». Dal quarto scrutinio potrebbe dunque spuntare il profilo sottile di Giuliano Amato , collezionista di incarichi prestigiosi e principe delle «riserve dela Repubblica» Il terzo petalo della rosetta di centrodestra è Pier Ferdinando Casini , che nel curricuculum vanta una presidenza della Canera e che in realtà è spinto più dagli alfaniani che dai forzisti. Certo, tutto è ancora segreto e prematuro, mancano otto giorni che in politica equivalgono a un decennio e bisogna capire che cosa ne pensa Matteo Renzi di un simile schema. Da Davos, l'unica cosa che il premier ha detto è che Mario Draghi deve restare alla Bce. Berlusconi e il premier si rivedranno martedì, quando l'Italicum sarà diventato legge, per sciogliere gli ultimi dubbi. Ma secondo Roberto Calderoli i due sono già d'accordo: «Se il Cavaliere è arrivato al punto di far votare a suo l'emendamento Esposito, una cosa per lui indigeribile, significa che il nome giusto l'hanno trovato».

Vedremo presto se a mancare sono soltanto i dettagli. Il rilancio del Patto del Nazareno e la triangolazione con Alfano ha comunque spostato di nuovo il pendolo, facendo calare le possibilità degli ex segretari diessini e dei personaggi molto marcati a sinistra. Scendono perciò nel borsino i vari Walter Veltroni , Piero Fassino , Massimo D'Alema , Romano Prodi . L'unica a restare in quota è Anna Finocchiaro . Ma se il successore di Napolitano non sarà forse un personaggio troppo di sinistra, probabilmente non sarà nemmeno troppo targato centrodestra. Lorenzo Guerini, vicesegretario del partito democratico, dà un colpo di freno: «Un candidato dei moderati? Mi pare che in questo momento iniziare con le etichette non sia la cosa migliore da fare. Al Quirinale deve andarci una personalità autorevole».

Come la Finocchiaro? La senatrice siciliana, presidente della commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama, ha un passato dalemiano ma un presente piuttosto renziano. Sono lontani i tempi della foto all'Ikea, quando si faceva spingere il carrello dalla scorta e il Rottamatore l'attaccava. Da allora la Finocchiaro ha coperto e fatto da chioccia a Maria Elena Boschi nei passaggi più difficili delle riforme. Ha stabilito un forte rapporto con Roberto Calderoli. Ha l'appoggio dei tre capigruppo più importanti, quelli della «maggioranza riformatrice». Luigi Zanda del Pd, Paolo Romani di Forza Italia e Renato Schifani di Area popolare. Ex magistrato ma non giustizialista, è stimata nel centrodestra e potrebbe anche scongelare una parte dei voti della minoranza del Pd. E, nell'ottica renziana del rinnovamento, ha una carta in più, è una donna.

Situazione aperta. «Nessun veto e nessun nome», sintetizza Gaetano Quagliariello. Intanto gli altri del centrodestra mettono agli atti la loro ostilità al Grande Accordo. Matteo Salvini, ad esempio, da due o tre giorni bombarda il Dottor Sottile: «Votare Amato? Piuttosto divento interista. Nella Consulta che ha bocciato il referendum sulla legge Fornero ci sono almeno due o tre aspiranti al Colle che la Lega non appoggerà nemmeno sotto tortura». Sono Amato, appunto, Marta Cartabia , cara a Napolitano e possibile sorpresa, e Sergio Mattarella , già in calo per conto suo. «La Lega ha un suo candidato che teniamo ancora coperto. Posso solo dire che non sarà un servo di Bruxelles». Giorgia Meloni è sulla stessa linea: «Serve un capo dello Stato in discontinuità con Napolitano e che non voglia prendere ordini dalla trojka.

Quindi non può essere uno del Ppe».

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