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Nella villa foto, sangue e droga «Così Jacko manipolava i bimbi»

Il rapporto della polizia sul Neverland, il ranch della popstar: le stanze da favola trasformate in un incubo

Nella villa foto, sangue e droga «Così Jacko manipolava i bimbi»

E ra un ballerino, un cantante, uno showman, un performer straordinario. Certe sue canzoni (una per tutte: Thriller), quel suo modo di stare sul palco, tra il provocante e il provocatorio; quel suo fantastico «passo strisciato» all'indietro, il moonwalk, come se il pavimento gli scivolasse sotto i piedi: sette anni dopo la sua morte (l'anniversario cade sabato prossimo) Michael Jackson vive ancora nel ricordo e nel cuore di chi, anche senza essere un suo fan, o un patito del pop, ne ammirava le mirabolanti doti artistiche.

Aveva tutto, il «re del pop»: soldi a palate, un castello per abitazione - il «Neverland», che sembrava disegnato dai maghi della Walt Disney - fama, successo planetario. Ma era un uomo psichicamente disturbato, profondamente disturbato. E anche questo era lì da vedere.

Per sapere di quali inquietudini, di quanti fantasmi fosse popolata la sua anima bastava vedere le torture che si era fatto infliggere da chirurghi senza scrupoli per cancellare la sua «negritudine». La pelle sempre più bianca, il naso sempre meno da «nero», fino a ritrovarsi con un moncherino da lebbroso, dotato di due microscopiche fessure, il volto sfigurato fino a somigliare a una maschera vetrioleggiata.

Gli piacevano i ragazzini. Questo si sapeva. E non era stato bello saperlo. Ma che fosse un pedofilo malvagio, di quelli della specie peggiore, questo non avremmo voluto apprenderlo mai. E malvolentieri ne scriviamo, oggi, citando un rapporto della polizia americana portato alla luce dal Daily Mail. Dicono gli investigatori che solo nella camera da letto e nel bagno del suo ranch sono state trovate sette collezioni di opere che mostrerebbero bambini e ragazzini nudi o seminudi.

Ma non è solo questo, purtroppo. La bellezza del corpo umano, certi sofisticati estetismi ellenizzanti: si sarebbe potuta spiegare così, quella certa «passione». Ma non è così. Gli atti allegati all'inchiesta, racconta un investigatore, «mostrano che Jackson era un manipolatore, un perverso che usava droga e sesso folle, sangue e immagini sessualmente esplicite per piegare i bambini alla sua volontà». Immagini definite «disgustose e assolutamente scioccanti di torture sui bambini, bambini e adulti nudi e sesso femminile sadomaso».

La prima volta di Jackson, in questo senso, era stata tredici anni fa. La denuncia di un ragazzino così precisa, così circostanziata (una piccola macchia sul pene di Michael, ma visibile solo in erezione) che aveva indotto il «re del pop» a fuggire temporaneamente dagli Usa, travolto dalla vergogna, e a tacitare la sua piccola vittima con un risarcimento di ventidue milioni di dollari.

«Neverland» come una specie di Isola che non c'è. Si pensava a quel castello fatato come al regno della gioia, della fantasia, della musica, dell'arte. Si farà fatica, e sarà bruttissimo, pensare a quel luogo come alla tana dell'Orco, questa specie di Jekyll e mister Hyde in cui le notizie odierne trasformano quel personaggio amato da milioni di persone. Con che animo si torneranno a vedere i suoi dvd? E come si potranno ascoltare le sue canzoni senza pensare all'altra faccia, quella nascosta, di un uomo psichicamente deforme?

Certo, lui è morto e non potrà difendersi dalle accuse. E siccome, par di capire, non ci sono «parti lese», ovvero denunce di ragazzi che sarebbero state vittime di abusi viene da domandarsi: non sarebbe stato meglio, cari poliziotti americani, lasciare le cose come stavano, affondando il faldone dell'inchiesta nel buio di un inaccessibile cassetto? Non bastava, quello che già sapevamo, su un uomo fantastico e malato?

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