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Nervosismo a sinistra, Parisi a quattro punti: "Da loro soltanto odio"

Il candidato del centrodestra: "Da loro soltanto odio ma non rispondiamo alle provocazioni". Match a distanza con Sala: "Ho un curriculum molto più forte del suo"

Nervosismo a sinistra, Parisi a quattro punti: "Da loro soltanto odio"

«Io sono diverso, non ho nulla a che fare con Stefano Parisi e con il suo modo di fare politica» ha dichiarato Giuseppe Sala due sere fa, nella prima uscita pubblica da candidato sindaco dopo la vittoria non brillante alle primarie del Pd.

Parisi qualche ora prima aveva aperto la campagna elettorale con i big del centrodestra, Mariastella Gelmini (Fi), Matteo Salvini (Lega), Maurizio Lupi (Ncd) e Ignazio La Russa (Fdi). «Un ritorno alla prima Repubblica», ha ironizzato Sala. Ha flirtato con lui l'assessore Pd Pierfrancesco Majorino, quello che lo ha sfidato alle primarie accusandolo per tutto il tempo di nascondere i conti di Expo e di voler replicare il partito della Nazione a Milano: «La partita comincia ora e i nemici sono quelli là». Gli avversari del centrodestra. Segni di nervosismo a sinistra.

Sala immaginava di avere la vittoria in tasca, ma a due settimane dalla discesa in campo Parisi è già - a seconda dei sondaggi - a 5 o addirittura 4 punti di distanza. Praticamente incollato. Ma partecipando a una kermesse di Forza Italia ieri ha chiesto a tutti di «non raccogliere le provocazioni della sinistra». Ha visto «reazioni veramente offensive da parte loro, giudizi sulle persone che non mi piacciono, una campagna dell'odio e della delegittimazione non ci aiuta a riavvicinare la gente alla politica e al voto. Parliamo di contenuti. Loro parlano di nemici? Per me Sala è un avversario, non certo un nemico». Ma anche ieri i due sfidanti hanno giocato un match a distanza. «Io ho un curriculum molto più forte del suo, mentre ero capo dipartimento economico di cinque presidenti del Consiglio, lui si occupava di pneumatici, che è importante ma una cosa diversa», ha ammesso Parisi.

Sala è stato prima dirigente e poi amministratore delegato della società Pneumatici Pirelli, prima di essere chiamato in Telecom Da Marco Tronchetti Provera. «Sono orgoglioso di essermi occupato di fabbriche, lavoro e produzioni mentre lui presidiava i palazzi romani» la replica piccata di mr. Expo (che è comunque distante anni luce dall'immagine del «sindaco operaio»). Mantenere i toni bassi, il richiamo di Parisi. Vale anche per gli eventuali guai giudiziari che dovessero colpire l'avversario durante i mesi della campagna. «Odio quando la politica usa la magistratura come attacco all'avversario politico - avverte - Sono un garantista fino al midollo: dalla nostra bocca in campagna non deve uscire una parola qualora dovesse emergere qualcosa su Sala. Non vogliamo una magistratura politicizzata, né a destra né a sinistra». E «non mi interessano i conti dell'Expo, prima o poi usciranno, se Sala dice che sono a posto io gli credo. Noi dobbiamo vincere perché abbiamo idee forti». Un richiamo anche ai partiti del centrodestra che proprio domani dovrebbero votare in Consiglio comunale l'istituzione di una commissione d'inchiesta sulla società del 2015. Una campagna in positivo, «per la città e non contro Pisapia, dobbiamo infondere fiducia». E rigore. In politica «ci sono troppe infiltrazioni di gente che vuole fare soldi, uno sport praticato anche nel centrodestra. Abbiamo il dovere di mettere nelle liste e in giunta gente onesta e trasparente. L'onestà non è un valore positivo, è la normalità. Noi leader politici dobbiamo prenderci la responsabilità di scegliere persone che non rubano». Si smarca anche dalla Lega che minaccia le ruspe.

«Sul tema immigrazione non dobbiamo generare ansia, come fa una parte della coalizione, ma offrire soluzioni».

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