Mondo

New York distrugge l'avorio per salvare gli elefanti

Ogni giorno in Africa scompaiono 100 esemplari. La Cina è il Paese che ne acquista di più

New York distrugge l'avorio per salvare gli elefanti

Rischiamo di perderlo per sempre e di dovere andare mestamente allo zoo, o peggio al museo civico, per vederne un esemplare. Si tratta dell'elefante, un gioiello unico della natura, il più grande mammifero terrestre con i suoi quattro metri di altezza e 7 tonnellate di peso.

La situazione degli elefanti in Africa è gravissima. Ne scompaiono 100 ogni giorno e alcune stime dicono che gli elefanti africani potrebbero essere estinti entro un decennio. I bracconieri che mirano a queste creature, alle loro zanne, hanno forze e denaro ben superiori ai ranger che tentano di proteggerli. La causa di questo sterminio è l'avorio.

Con un'iniziativa clamorosa, l'amministrazione di New York ha distrutto pubblicamente a Central Park più di due tonnellate di monili d'avorio confiscati. Il messaggio è chiaro: il vostro avorio non vale niente. La speranza è che atti simili possano diminuire la richiesta di avorio mettendo in crisi i bracconieri e i commercianti.

Fatto sta che decine di nazioni tra cui la Francia, il Kenia e soprattutto la Cina (grande «consumatore» d'avorio) hanno distrutto le loro scorte confiscate negli ultimi anni, con lo stesso proposito. Tre anni fa, New York è stato tra i primi stati a organizzare controlli rigorosi sul commercio di avorio. Come parte della risposta alla crisi di estinzione dell'elefante, la legislatura statale e il governo Cuomo hanno adottato un divieto sul commercio d'avorio con pochissime eccezioni, aumentando drasticamente le sanzioni e riducendo la domanda della pregiata e illecita sostanza. Due venditori, sbarcati nel 2015 sulla 57a a Midtown Manhattan con 4,5 milioni di dollari di articoli in avorio sono stati condannati la scorsa settimana a pagare centinaia di migliaia di dollari in sanzioni. Quell'avorio è stato ridotto in poltiglia a Central Park.

Sofisticate reti criminali, talvolta quelle che si occupano di armi, droghe e esseri umani, continuano a fare traffico delle zanne d'elefante dall'Africa verso i mercati orientali e occidentali, primo di tutto quello cinese, ma secondo a ruota, quello americano.

Per fortuna ora l'America fa sul serio, trainando altre nazioni verso la protezione dell'elefante, mentre le campagne di social media anti-avorio in Cina hanno avuto un impatto positivo sull'opinione pubblica nel più grande mercato del mondo.

Per l'elefante forse si apre una speranza di sopravvivenza.

Commenti