Politica

"Niente cugini". Diktat Raggi alle agenzie

Il Campidoglio e la stampa

"Niente cugini". Diktat Raggi alle agenzie

Roma - Mentre intorno a lei cadono come birilli assessori e consiglieri inseguiti dalle inchieste, Virginia Raggi ha partorito un'altra ideona delle sue. Le principali agenzie di stampa italiane, che attendevano il consueto rinnovo del contratto del Comune con gli organi di informazione che seguono l'attività amministrativa e la vita della Capitale, si sono viste recapitare una letterina dal Campidoglio. Con una richiesta surreale: quella di fornire agli uffici della Raggi «l'organigramma aggiornato di tutti i dipendenti, redatto sotto forma di elenco» e contenente per ognuno tutti i dati anagrafici, codice fiscale incluso. Ma non basta: viene anche richiesta una «dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà concernente l'assenza di situazione di conflitto di interessi, ovvero la dichiarazione dell'esistenza o meno di eventuali rapporti di parentela o affinità entro il secondo grado» tra dirigenti e dipendenti dell'agenzia di stampa e quelli del Comune. La follia della richiesta è facilmente intuibile: i dipendenti (dal fattorino al direttore) delle varie agenzie di stampa interessate sono alcune decine di migliaia: già solo mettere insieme l'elenco e le singole dichiarazioni giurate sul proprio albero genealogico sarebbe un'impresa titanica. Se poi uno qualsiasi di loro risultasse cugino di un vigile urbano o di un altro dei 25mila stipendiati dal Campidoglio, il Comune riterrebbe di dover annullare l'abbonamento per «conflitto di interessi»? E soprattutto, sulla base di quale legge dello Stato o diktat del Grande Fratello?

Senza contare alcuni particolari esilaranti: nell'elencare le parentele, gli astuti collaboratori della Raggi si sono scordati di mariti e mogli, che come sa qualunque studentello di Legge alle prime armi non sono considerati dal Codice parenti né affini, ma legati dal «rapporto di coniugio» che nella missiva non viene citato. Peraltro, che l'idea di schedare i congiunti dei giornalisti venga proprio ai Cinque Stelle, impelagati in una delle più vaste Parentopoli della storia, fa già ridere da sola: la moglie di De Vito (ora agli arresti) che fa l'assessore circoscrizionale, come la fidanzata del consigliere comunale romano Stefano; la Lezzi che assume la figlia del compagno; le coppie genitore-figlio elette in svariati organismi; gli amici assunti in vari posti pubblici: l'elenco non finirebbe mai.

L'assurda richiesta del Comune attira subito l'attenzione politica, e c'è chi già annuncia interrogazioni al governo per capire come sia stata partorita una simile idea. «In base a quale legge il Campidoglio ha posto questa condizione per il rinnovo degli abbonamenti con le agenzie di stampa?», chiede il Pd Michele Anzaldi. «È evidente spiega che non solo non esiste alcuna norma che giustifichi una richiesta del genere ma che essa si configura come una grave violazione della privacy. Si fa fatica a comprenderne la logica. Quale conflitto di interessi potrà mai esserci se la moglie di un giornalista di un'agenzia, per esempio, fosse impiegata nell'ufficio anagrafe del Campidoglio?».

La questione, aggiunge, finirà sul tavolo di Agcom e Garante della Privacy.

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