Rosso Malpelo

Il no ai Giochi e l'eutanasia del Paese

Soltanto in Italia le Olimpiadi sono lo sterco del diavolo

Il no ai Giochi e l'eutanasia del Paese

Ricordo il cambiamento radicale della città di Roma per le Olimpiadi del 1960. Era l'anno della Dolce vita di Fellini, dolce per pochi. Quanto al resto, Roma era una città grigia e pastasciuttara, una capitale provinciale in bianco e nero. Con l'apertura dei cantieri l'ex Urbe si trasformò radicalmente in senso moderno: la Via Olimpica come tangenziale, il Villaggio Olimpico come quartiere borghese. Poi vennero le rinascite di città come Barcellona, di Torino e di tutte le metropoli del mondo in cui gli investimenti olimpici hanno portato ricchezza culturale, rivoluzioni urbanistiche ed evoluzioni sociali. Soltanto in Italia le Olimpiadi sono lo sterco del diavolo, prima col governo Monti (un Paese all'inferno non deve smettere di espiare) e poi con Virginia Raggi in preda al delirio dell'onestà, di cui si crede campionessa di stile libero. Il suo miagolante ragionamento sarebbe questo: poiché le grandi opere producono tangenti e malaffare, noi che abbiamo scelto «l'Onestà» vietiamo tutto affinché la verginità di Virginia sia sempre salva. Questa è istigazione al suicidio non assistito. Abbiamo a disposizione tre polizie di Stato, più una costosa polizia capitolina e una magistratura assetata di sangue. Dunque, una sindaca sostenuta dal plebiscito del popolo romano dovrebbe sentirsi più forte della Merkel e di Putin messi insieme. Invece, nulla: si getti tutto nella fogna.

Con un danno collaterale: il diffuso sospetto che l'onestà come mito porti soltanto sfortuna.

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