Politica

No alle classi ghetto e limite agli stranieri. Ma 70 bambini restano fuori dalla materna

Il sindaco leghista: tetto del 45% per i non italiani. La Cgil: «Istruzione per tutti»

No alle classi ghetto e limite agli stranieri. Ma 70 bambini restano fuori dalla materna

Per tutti è sempre stata la «città dei cantieri», perché qui ha sede il colosso Fincantieri con i suoi stabilimenti affacciati sul golfo di Trieste. Ma negli ultimi anni è stata ribattezzata con epiteti come «il piccolo Bangladesh», o «il sobborgo di Calcutta», per il flusso di lavoratori bengalesi senza eguali nel Nordest. Così Monfalcone, in provincia di Gorizia, è diventata un caso. Non solo per quel suo 22% di stranieri su 30mila abitanti, ma anche perché la vittoria storica della Lega, un anno fa, ha spazzato via 80 anni di centrosinistra anticipando la virata a destra in regione e nel Paese.

Ed è proprio su un provvedimento della sindaca leghista, Anna Cisint, che ieri è esplosa la polemica. Per contrastare le «classi ghetto», il Comune ha firmato con i due istituti comprensivi della città una convenzione che stabilisce un tetto agli alunni stranieri: nel prossimo anno scolastico non potranno superare il 45% per classe. Un calcolo che però ha lasciato fuori dalla scuola materna una settantina di bambini. Il limite, infatti, è già stato superato nelle iscrizioni per il 2018/2019 e, dunque, i piccoli non potranno frequentare l'asilo nella loro città. Un problema a cui la prima cittadina credeva di avere già ovviato mettendo a bilancio un servizio scuolabus andata e ritorno che avrebbe accompagnato i bimbi nelle scuole dell'infanzia dei comuni limitrofi «che non hanno questa situazione». Invece l'iniziativa è rimasta lettera morta e a un mese e mezzo dall'inizio dell'anno gli alunni sono senza classe. Immediata la denuncia della Cgil scuola, che per bocca del suo segretario Adriano Zonta, ha annunciato «un esposto in Procura, al Garante dei minori, e all'Ufficio per la tutela dei minori. Lo Stato ha l'obbligo di fornire l'istruzione a tutti, il sindaco non può mettere un vincolo».

Un vincolo, seppur derogabile, esisterebbe già, nella circolare Gelmini del 2010, che aveva fissato al 30% il limite di stranieri per classe per una migliore integrazione. Nelle materne di Monfalcone, invece, le domande di genitori stranieri arrivano al 60%. Nelle nascite, i loro figli hanno già superato quelli degli italiani: 140 a 118 nel 2017. Ecco perché non ci sta la sindaca del Carroccio, che ieri ha incassato il sostegno del ministro dell'Interno Matteo Salvini, a sentir bollare la sua amministrazione come «discriminatoria». «Questa scelta - spiega al Giornale - non è certo unilaterale, ma è frutto di un tavolo condiviso con l'ufficio scolastico provinciale e con i dirigenti scolastici. La situazione che ho ereditato era insostenibile: talune classi raggiungevano il 99% di stranieri. Tanto che 90 famiglie italiane l'anno scorso avevano portato via i loro figli, iscrivendoli altrove. La fuga continua, ma con questo tetto l'abbiamo dimezzata. Per quest'anno abbiamo perso solo 40 bambini italiani».

I settanta stranieri intanto, però, restano fuori. «Ho messo a disposizione soldi a bilancio perché i nostri scuolabus possano portarli nei comuni vicini, a soli 7 chilometri di distanza, dove non ci sono questi problemi. Ho detto ai miei colleghi sindaci di non essere buonisti solo a parole».

Il 20 luglio il vertice convocato con la regione, a guida leghista, e con l'ufficio scolastico regionale dovrà trovare una collocazione a questi bambini.

Commenti