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Il «no» degli imprenditori in campo contro il governo

Industriali, commercianti e artigiani oggi a Torino per reclamare grandi opere e misure per la crescita

Il «no» degli imprenditori in campo contro il governo

C'è chi prevede 2mila, chi arriva fino a quota 3mila. Comunque saranno una marea, oggi a Torino, gli imprenditori chiamati a raccolta per dire sì alla Tav. E non solo.

Per l'occasione le Ogr di corso Castelfidardo (Officine Grandi Riparazioni) tornano nel cuore del sistema economico. Qui la storia industriale di Torino dice che venivano riparate le locomotive, prima quelle a vapore, poi quelle elettriche. Un luogo di lavori di altri tempi che oggi assume un significato simbolico, perché oggi arriveranno da tutta Italia i rappresentanti di 12 associazioni datoriali per dare la loro forte adesione alla Tav e alle grandi opere. Ma anche per comunicare al governo l'unità delle imprese italiane, di qualunque ordine e grado, nel pretendere un cambio di passo nei confronti della crescita. A maggior ragione dopo i dati di venerdì scorso: il primo trimestre di Pil negativo dopo 14 consecutivi positivi, con lo spauracchio di una nuova recessione alle porte.

Nessuno ricorda a memoria se sia la prima volta in assoluto. Di certo vedere insieme queste 12 associazioni, alcune anche in aperta concorrenza tra loro, non è comune. Ci saranno Confindustria, Confapi, Confesercenti, Cna, Confagricoltura, Ance, Confartigianato, Casartigiani, Confcommercio, Confcooperative, Legacoop e Agci. Tutte rappresentate sul palco dai rispettivi presidenti o componenti il consiglio. Quindi le grandi, le medie e le piccole imprese; esercenti e commercianti; artigiani, agricoltori, costruttori; e tutte le coop: bianche, rosse e laiche. Si calcola che siano così rappresentate oltre 3 milioni di imprese, 13 milioni di lavoratori per una quota del Pil del 65 per cento.

Ma quello che più conta, per gli organizzatori, è l'essere riusciti a mettere tutti insieme, neutralizzando ogni obiezione sul rango di chi chiede a questo esecutivo di non fermare un'opera come la Tav: ci sono tutti, dalle partite iva alle multinazionali, non solo i borghesi delle grandi imprese o gli affamati «prenditori» tanto odiati dal ministro dello Sviluppo e del Lavoro Di Maio.

Per questo l'appuntamento di domani supera sia il ruolo simbolico delle OGR, sia quello della città della Tav, per andare oltre e diventare il primo vero test del rapporto tra il mondo delle imprese, preso in tutto il suo variegato insieme, o il partito del Pil che dir si voglia, e il governo gialloverde. La Tav sullo sfondo, ma davanti agli occhi l'allarme per un Paese che si è fermato a causa degli effetti recessivi della manovra economica. In altri termini, un test politico e un avvertimento elettorale da parte di chi, le imprese grandi e piccole d'Italia, sta rappresentando l'unica reale opposizione a questo governo.

Al termine dei lavori, che iniziano alle 16, è prevista la sigla di tutti e 12 i presidenti sul «Manifesto per lo Sviluppo».

Messaggio chiaro e forte all'indirizzo dell'esecutivo.

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