Referendum Costituzionale

Un No alla dittatura finanziaria dell'Ue

No alla costituzionalizzazione della dittatura finanziaria e No alla fine della nostra sovranità nazionale

Un No alla dittatura finanziaria dell'Ue

Sono d'accordo con Silvio Berlusconi che invita a votare No al Referendum sulle riforme costituzionali per impedire a Matteo Renzi di avere il potere assoluto, controllando automaticamente il Senato che sarà designato dalle Regioni governate 17 su 20 dal Pd, contrastando l'efficienza della Camera che verrebbe monopolizzata dal partito che si aggiudica il 30% dei voti, di fatto pari al 15% degli elettori, ipotecando la formazione del governo, la designazione del presidente della Repubblica, la nomina degli enti di garanzia a partire dal Consiglio Superiore della Magistratura.

Sono d'accordo con Paolo Becchi, ordinario di Filosofia del diritto, ex ideologo del M5S, quando sostiene che «la riforma costituzionale e la legge elettorale, il cosiddetto Italicum, sono strettamente legate, e hanno un unico obiettivo: realizzare ciò che Napolitano si è prefissato già dal 2011, vale a dire l'instaurazione di un regime postdemocratico, in cui il potere sarà affidato a un primo ministro dotato, all'interno, di poteri pressoché assoluti e, all'esterno, completamente sottoposto ai diktat dell'Unione europea e della finanza globale».

Sono d'accordo con Gustavo Zagrebelsky, presidente emerito della Corte costituzionale, quando denuncia che «la riforma è stata approvata da un Parlamento eletto con una legge incostituzionale. Fatto senza precedenti». Sono d'accordo con Nino Di Matteo, pubblico ministero del processo sulla trattativa Stato-Mafia, che sottolinea che questo Parlamento «non ha la legittimazione morale per modificare la Costituzione».

Sono d'accordo con quanti rilevano che la riforma costituzionale fu sollecitata nel 2013 dalla banca d'affari JP Morgan: «I sistemi politici dei Paesi del Sud, e in particolare le loro costituzioni, adottate in seguito alla caduta del fascismo, presentano una serie di caratteristiche che appaiono inadatte a favorire la maggiore integrazione dell'area europea».

Sono d'accordo con quanti evidenziano che nel «disegno di legge costituzionale» del governo presentato al Senato l'8 aprile 2014 si anticipa che la riforma costituzionale si giustifica con «lo spostamento del baricentro decisionale connesso alla forte accelerazione del processo di integrazione europea e, in particolare, l'esigenza di adeguare l'ordinamento interno alla recente evoluzione della governance economica europea e alle relative stringenti regole di bilancio».

Sono d'accordo con quanti sottolineano che la modifica degli articoli 55, 70 e 117 trasformerebbe il rapporto dell'Italia con l'Unione Europea da un vincolo fondato su dei trattati a un vincolo iscritto in Costituzione, con la conseguenza di rendere impossibile al governo di modificare questo rapporto con una decisione politica, rendendo obbligatoria una nuova riforma costituzionale.

Per l'insieme di queste ragioni chiedo a tutti gli italiani, a prescindere dal loro orientamento politico, di votare No alla costituzionalizzazione della dittatura finanziaria promossa da questa Unione Europea e No alla fine della nostra sovranità nazionale.

Se vogliamo continuare a poterla pensare differentemente dobbiamo votare No per salvaguardare la certezza di poter essere pienamente noi stessi dentro casa nostra, mettendo al centro la persona e non la moneta, gli italiani e non una umanità meticcia sottomessa alla grande finanza speculativa globalizzata, la civiltà laica e liberale dalle radici ebraico-cristiane e non l'ideologia relativista e multiculturalista con lo spettro dell'islam che avanza.

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