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"Noi padroni? Ridicolo. Non dormo la notte per i miei dipendenti"

L'imprenditore pugliese ha fondato una società leader nel settore aerospaziale: "Lo Statuto è del 1970, ma intanto il mondo è cambiato"

Angelo Petrosillo, imprenditore di Blackshape Aircraft
Angelo Petrosillo, imprenditore di Blackshape Aircraft

La musica del centralino suona Modugno («Volareee, oh oh!»). «È uno dei simboli italiani, e nel mondo i simboli contano. All'estero ci sono ancora tanti che ci vogliono bene, più di quanto facciamo noi, e si aspettano che l'Italia torni a fare l'Italia» ti dice al telefono Angelo Petrosillo, 32 anni, una di quelle storie che farebbe riprendere un po' di fiducia anche al più pessimista sulle sorti italiane. Tre anni fa, alla Blackshape Aircraft, sede a Monopoli, erano in tre, oggi sono in cento, producono i più avanzati aerei d'addestramento al mondo, fanno parte di una holding al 100% italiana che compete - e supera - i colossi dell'alta tecnologia mondiale nell'aerospazio e nei sistemi di diagnostica ferroviaria (la Sitael a Mola di Bari e la Mermec, a Monopoli). Per dire: la sonda Curiosity della Nasa, che trotta su Marte, è fatta anche con la loro tecnologia: «Noi misuriamo il meteo di Marte a Mola di Bari e lo inviamo a Cape Canaveral».

Anche il dibattito sull'articolo 18 e sugli imprenditori «padroni», come li ha chiamati D'Alema nella Direzione Pd, le sarà sembrato provenire da Marte.

«Mi è sembrata una foto in bianco e nero della realtà, l'idea che ci siano ancora i padroni della ferriera e la classe operaia è una cosa ridicola. Lo Statuto dei lavoratori è del 1970, nel frattempo il mondo è cambiato, ma lo Statuto è rimasto lo stesso. Io con i miei dipendenti condivido le ferie, usciamo insieme a cena, facciamo la stessa battaglia. Non dormo di notte, come ogni imprenditore che si rispetti, per le preoccupazioni che tutto vada al meglio, le stesse che hanno i miei collaboratori. Quest'anno cinque di loro si sposano. Lo fanno perché si sentono tranquilli perché andiamo tutti nella stessa direzione, non perché si sentono tutelati da un giudice».

Eliminerebbe il ricorso ai Tribunali del lavoro?

«Io dico, facciamo solo contratti a tempo indeterminato e determinato, cioè stabili e con le tutele da subito. Ma se decido di licenziarti non devo passare da un giudice per vedere validata una decisione che attiene solo alla organizzazione aziendale. È l'imprenditore che rischia, che si suicida insieme ai dipendenti, che ipoteca la sua casa. Non si suicidano i giudici del lavoro! Lo Stato deve tutelare chi perde il lavoro, non fare il gendarme».

Renzi dovrebbe essere d'accordo.

«Credo di sì, ma finora la montagna ha partorito il topolino. Se resta il reintegro per il licenziamento disciplinare (dove l'onere della prova grava sempre sul datore di lavoro) e non si scioglie fino in fondo il nodo della licenziabilità tout court del lavoratore non si risolve niente».

Lei vuole la libertà di licenziare, le direbbe la minoranza Pd.

«Tutti quelli che ci danno lezioni sull'articolo 18 - come i sindacalisti - lo fanno sulla pelle di quelli che lo applicano, noi imprenditori, mentre nei sindacati non vale e nel pubblico opera diversamente. Io sono perché il reintegro operi solo se c'è una discriminazione, che è una violenza schifosa da parte di chiunque la compia. Ma se ci sono ragioni economiche, oggettive, se hai un dipendente che vede siti porno in orario di lavoro, devi avere la libertà di licenziarlo, senza che sia un Tribunale a decidere, perché non è un giudice che paga se tu chiudi l'azienda, è la vita dell'imprenditore che va a rotoli. Insieme a quella dei suoi collaboratori. Bisogna difendere le persone, non il posto di lavoro».

Come si riesce?

«Non chiedendo agli imprenditori di garantire la proprietà nominale del posto, perché non c'è più la catena di montaggio, c'è Google, c'è la competizione globale. Sa qual è l'arma più forte contro l'abuso del datore di lavoro? L'istruzione. Se tu sei istruito e competente sei molto più forte del datore di lavoro, perché puoi andartene e trovarne uno migliore.

La politica dovrebbe investire sulla formazione e istruzione dei nostri lavoratori, facendogli imparare inglese e matematica, invece di chiedere a un giudice del lavoro di fare il gendarme della vita di milioni di persone».

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