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"Non c'è bisogno di un'archistar per la ricostruzione"

L'urbanista: "Inutili maxi piani per edificare in sicurezza. Meglio lavorare casa per casa"

"Non c'è bisogno di un'archistar per la ricostruzione"

Roma - «Non c'è bisogno di convocare Renzo Piano per la ricostruzione, non servono piani grandiosi e procedure fantascientifiche per edificare in sicurezza».

Marco Romano, architetto ed urbanista, è professore ordinario di Estetica della città ed è stato Direttore del Dipartimento di Urbanistica dell'Istituto Universitario di Architettura di Venezia.

Romano si dice preoccupato all'idea che il governo affronti il dopo terremoto con l'idea di un grande progetto nazionale affidato ad un archistar come è sicuramente il «pur bravissimo», specifica, Renzo Piano.

Professor Romano è una buona idea chiedere la consulenza di Renzo Piano?

«Non capisco quale sia il problema. Perché non si guarda alla ricostruzione del Friuli e dell'Emilia? Quelle regioni che hanno una forte autonomia hanno fatto bene. Non hanno affidato i lavori ad archistar. Mi sembra che l'obiettivo anche in questo caso sia quello di riavere le strade, le case così come erano con procedure semplici e veloci».

In effetti Piano parla di un progetto lungo, un cantiere aperto per due generazioni per mettere in sicurezza tute le situazioni a rischio.

«Due generazioni? 50 anni? Ma perché? Io penso si debba dare autonomia agli enti locali: Regioni e Comuni. Certo con controlli puntuali ma non troppo pesanti. All'Aquila purtroppo hanno imposto procedure bizantine per la ricostruzione ed a quel punto è inevitabile che i tempi si allunghino».

I controlli però sembrano indispensabili visto che edifici nuovi sono crollati.

«Se ci sono responsabilità vanno accertate sicuramente anche se va pure detto che certe norme antisisma sono formulate con poca chiarezza. Ma se si pensa di affrontare il problema in tutta Italia dal centro con un piano monumentale ritengo non si arriverà in porto. Tutto finirà per arenarsi».

Quale soluzione allora?

«Autonomia. A Norcia non hanno fatto bene? E in Emilia ed in Friuli? Gli interventi devono essere capillari e studiati sul posto in modo da rispondere alle diverse esigenze. Non ci sono misteri su quello che occorre fare per mettere in sicurezza un edificio. Ora mi trovo in una casa del '700 che è assicurata da un sistema di tiranti. Già allora usavano le catene per non far venire giù i muri. Non ci vogliono procedure fantascientifiche. Si affidino i fondi ai comuni in modo da vedere casa per casa quali interventi sono necessari. Perché non dobbiamo fidarci? Non saranno tutti corrotti ed in malafede».

Ma la scuola crollata ad Amatrice era stata ristrutturata da poco ed i lavori affidati ad un geometra.

«Il problema però può non essere il progetto ma la sua esecuzione. E non è facile individuare dove sia l'errore. Se l'esecuzione materiale è fatta male la responsabilità non è di chi progetta. Certo occorrerebbe una sorveglianza quotidiana ma è davvero difficile che ci sia in un cantiere».

Meglio il geometra o l'architetto?

«I geometri praticamente non esistono più sono tutti laureati in architettura. Certo non è necessario l'architetto di fama mondiale. Il punto è che purtroppo la maggioranza delle persone non pensa che il terremoto arriverà proprio nella loro casa.

Ecco perché è importante stanziare fondi e assegnarli direttamente ai cittadini in modo da incentivare anche i più anziani a mettere in sicurezza la casa».

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