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«Non diceva chi era mio padre, l'ho soffocata»

Il figlio prima ha cercato di negare, poi è crollato: «L'ho ammazzata io, ormai la odiavo»

Tiziana Paolocci

«L'ho uccisa perché non voleva rivelarmi l'identità di mio padre». Poche parole per una confessione che chiude il giallo dell'omicidio di Paola Borghi, 65 anni, durato appena poche ore. Ieri mattina la donna, ex dipendente di una Asl della capitale, è stata trovata morta alle 5 di mattina dal figlio Lorenzo, 30 anni, in una palazzina in via Enea 58, nel quartiere Appio-San Giovanni.

Il corpo era riverso sul pavimento della camera da letto, con una molletta sul naso e un cuscino sul viso. A chiamare il centralino del 118 è stato proprio il ragazzo, che ha raccontato di essere stato svegliato da rumori provenienti dalla stanza accanto. Quando gli agenti della squadra mobile e del commissariato Appio sono arrivati sul posto, hanno trovato effettivamente cassetti e mobili della camera da letto a soqquadro. Lorenzo aveva cercato di simulare una rapina e agli investigatori aveva spiegato che mentre stava dormendo, i ladri erano entrati nell'abitazione e avevano ucciso la mamma, dopo aver rubato denaro contante che aveva prelevato il giorno precedente. Aveva poi giustificato l'assenza di segni di effrazione sulla porta sostenendo che Paola aveva perso un mazzo di chiavi di casa e forse qualcuno se n'era appropriato per entrare nella loro casa.

Messo alle strette dagli investigatori, coordinati dal pm Vittoria Bonfanti, però, al termine di un lungo interrogatorio il giovane, al terzo anno di Statistica, è crollato. Le bugie hanno lasciato il posto all'agghiacciante confessione: il ventiquattrenne aveva pensato spesso di uccidere la madre per la quale nutriva profondo risentimento, perché non gli aveva mai voluto svelare l'identità del padre.

Quell'astio si era pian piano trasformato in odio, che ieri all'alba è esploso. «Ho sentito urla disumane e Lorenzo che gridava mamma, mamma», ha raccontato una ragazzina che abita al piano sotto l'appartamento dei Borghi -. Poi botti ancora più forti. Rumori che mi hanno fatto tremare. Saranno state le quattro».

Nell'abitazione sono state trovate anche macchie di sangue e non è escluso che la sessantenne sia stata colpita con un oggetto contundente, prima di essere soffocata con il cuscino. Ma sarà l'autopsia a chiarirlo.

I vicini di casa, che conoscono Lorenzo da anni, lo descrivono come un bravo ragazzo, anche se un po' particolare. «A volte era strano - spiega una ragazza -. Ti guardava fisso con due occhi così. Faceva quasi soggezione».

Di suo padre nessuno sa nulla. «La madre raccontava sempre che il marito era morto mentre lei era incinta - dice un inquilino di via Enea 58 - ma tutti ci chiedevamo come mai allora Lorenzo portasse il suo cognome e non quello del padre».

In realtà è opinione comune che l'uomo abbia abbandonato la mamma e il figlio in fasce e sia fuggito disinteressandosi della famiglia.

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