Politica

Non si impicca un uomo per le parole di un altro uomo

Quello delle intercettazioni, dello spioncino sulla vita privata, delle accuse rivelate ai giornali e piegate alla lotta politica, è un drago alimentato per far fuori Berlusconi e che oggi risulta fuori controllo

Non si impicca un uomo per le parole di un altro uomo

Impiccare un uomo per le presunte parole di un altro uomo, per di più rubate da una conversazione privata, è una barbarie modello Isis. Da quelle parti si tagliano le gole, da noi si squarciano le reputazioni. Stiamo parlando del caso Crocetta. Un suo amico e sostenitore, Matteo Tutino, un medico ritenuto trafficone, avrebbe detto che la signora Borsellino, assessore della Regione Sicilia, «dovrebbe essere fatta fuori» come il padre magistrato. Un frase non choc, come titolano i giornali, ma semplicemente cretina, disgustosa. Un giornale pubblica, gli indignati permanenti si indignano, il governatore Crocetta si autosospende.

Vedete, noi riteniamo Crocetta un pessimo governatore. Che per altri motivi e tutti politici dovrebbe mollare la sua poltrona. E crediamo che il suo interlocutore al telefono, primo sostenitore elettorale di Antonio Ingroia (quello della trattativa Stato-mafia), e che avrebbe pronunciato la frase sia come minimo un cretino. E aggiungiamo: questi signori hanno fatto dell'antimafia militante una professione. In molti casi sono diventati uomini rispettati e di potere proprio per aver utilizzato contro i propri avversari ciò che oggi viene utilizzato contro di loro. Insomma la pancia ci farebbe dire: ben gli sta. Come nel caso di Antonello Montante, paladino confindustriale - insieme all'amico Lo Bello - della legalità in Sicilia, e poi sporcato da dichiarazioni (tutte da verificare) di pentiti mafiosi.

Quello delle intercettazioni, dello spioncino sulla vita privata, delle accuse rivelate ai giornali e piegate alla lotta politica, è un drago alimentato per far fuori Berlusconi e che oggi risulta fuori controllo. Fermiamoci per un momento tutti.

Ma vi sembra normale che un politico (anche quello che più vi sia antipatico) debba rispondere con ciò di più prezioso ha per la sua professione (e cioè la reputazione, la credibilità) per una frase detta al telefono da un terzo? E il contesto? E il modo? E il tono? E poi il demone. Ognuno deve fare i conti con il suo, ma si spera che non sia oggetto di un'inchiesta giudiziaria. O di una pubblica gogna.

Ci siamo assuefatti a tutto. Abbiamo subito la pubblicazione, pochi giorni fa, dei verbali contenenti dichiarazioni sui presunti gusti sessuali dell'ex premier. E siamo stati zitti. Imbambolati, come uno strafatto di crack non più in grado di reagire.

Prendiamo il caso Crocetta, uno che le intercettazioni e gli sputtanamenti li ha utilizzati eccome contro i nemici, e prendiamo quello sputo nei confronti di un vero eroe della giustizia come Borsellino, per tagliare la testa a quel drago alimentato da carnefici moralisti che oggi ne stanno diventando vittime.

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