Politica

«Non si vede nessuno» Scoppia la polemica sull'arrivo dei soccorsi

Gli scampati accusano «Lasciati a noi stessi» La replica: «Zone difficili da raggiungere»

Antonio Signorini

nostro inviato a Amatrice (Ri)

«Grosse difficoltà nei soccorsi». Chiamati alle 4, ma alle 7 «non abbiamo ancora visto nessuno». La prima polemica del terremoto è arrivata di prima mattina. Il sindaco di Accumoli, comune di 675 abitanti a pochi chilometri da Amatrice si collega con radio e televisioni, descrive una situazione drammatica e denuncia l'assenza della Protezione civile, dell'esercito, dei vigili del fuoco. Situazione critica nelle frazioni, come Illica. Arrivano anche le segnalazioni e le denunce via social network. La giornalista Sabrina Fantauzzi twitta: «Il paese della nostra infanzia, non c'è più. La scossa terribile alle 3 e 40. I sopravvissuti tutti in un campo all'aperto. Eravamo circa 300 persone, tutti romani, in villeggiatura. Siamo rimasti in 30. Ancora nessuno è venuto a soccorrerci».

In realtà la macchina dei soccorsi è in moto, ma i comuni dei monti della Laga sono difficili da raggiungere. La via Salaria a partire dalle prime ore della mattina si popola di mezzi dei vigili del fuoco, di ambulanze e, soprattutto, di automobili private. Famiglie che vanno a recuperare parenti. In direzione opposta inizia l'esodo verso Roma, automobili ricoperte da uno strato di polvere rossa. Chi può, scappa.

Nella prima mattinata arriva la difesa ufficiale. «La macchina dei soccorsi si è attivata subito, pur aver scontato ritardi dovuti al fatto di dover arrivare in una zona di montagna, con la viabilità sconvolta: raggiungere ogni singola frazione è difficile ma il sistema si è ormai completamente dispiegato», ha spiegato a Uno Mattina Carlo Rosa, responsabile Protezione Civile del Lazio.

Le nuove tecnologie aiutano, ma in questi casi emergono i limiti. Ad Amatrice i soccorritori hanno cercato fino a tarda sera un uomo che aveva telefonato alla moglie da sotto le macerie. Inutili i tentativi di richiamarlo. Le linee sono intasaste, è quasi impossibile telefonare.

Ci sono frazioni isolate. «Sono state tutte raggiunte, con i mezzi o con gli elicotteri», assicura un militare dell'Esercito.

Per le strade dei centri colpiti, in tarda mattinata, si incrocia il mondo dei soccorsi e delle forze dell'ordine. Carabinieri con le tute impolverate spostano mezzi. Uno dei compiti dei soccorritori in queste ore è quello di accompagnare i proprietari delle case danneggiate a recuperare qualche oggetto. Oppure, peggio, convincere chi ha parenti intrappolati a non avventurarsi tra le macerie.

Volontari, militari, vigili del fuoco, il Corpo forestale, tutti si muovono in sincrono. Un cenno da chi sta scavando tra i calcinacci significa che bisogna fare silenzio per individuare le voci dei sopravvissuti. Gli scavatori si fermano e si spengono persino i telefonini. All'imbocco della via Grifoni si cerca disperatamente un bambino. Filtrano poche notizie. Protagonisti di queste fasi sono i cani delle unità di soccorso cinofile. La casa vacanze delle Suore ancelle del Signore, uno dei simboli del terremoto dove sono morte sette persone, è quasi completamente crollata. Sopra le macerie per tutto il giorno hanno lavorato i cani specializzati nella ricerca di persone e i loro addestratori. Mancano all'appello serie donne anziane ospiti abituali del centro. I famigliari le aspettano nel chiostro poco distante.

Non ci sono solo i soccorsi pubblici. Decine di associazioni private di protezione civile hanno invaso le strade di Amatrice e Accumuli. Vengono soprattutto dall'Abruzzo, dall'Umbria, dal Friuli. Tutte zone terremotate. Ci sono i soccorsi alpini, ambulanze da tutta l'Italia.

Poi ci sono i singoli, che si presentano armati di pale e picconi e anche cani per rimuovere le macerie. In questa fase non servono e i vigili del fuoco e le forze dell'ordine hanno il compito di allontanarle.

Le scosse non sono finite, molte case sono pericolanti e nessuno vuole altre vittime.

Commenti