Cronache

"Ma non soccorrere chi agonizza è normale. Ormai il soccorso lo deleghiamo agli altri"

Il prof. Gustavo Pietropolli Charmet: "Nessun segno di colpevolezza. Soltanto di irresponsabilità"

"Ma non soccorrere chi agonizza è normale. Ormai il soccorso lo deleghiamo agli altri"

Il video mostra le immagini finali della caduta di David Rossi che si vede poi steso sull'asfalto. Un uomo si avvicina - ma non troppo a Rossi steso per terra, ma anziché avvicinarsi per soccorrerlo, si gira e si allontana lentamente assieme ad un'altra persona.

Professor Gustavo Pietropolli Charmet non la sorprende?

«Che non ci sia stato un tentativo di soccorso nei confronti di chi sembra senza vita? No, affatto».

Quindi per lei è un comportamento psicologicamente accettabile?

«Nella nostra società purtroppo sì. Non si tratta di cattiveria, ma ormai ci siamo abituati a delegare ad altri, per esempio alle forze dell'ordine o al 118, ogni funzione di controllo, di intervento e anche di prima assistenza».

Cioè il privato cittadino è diventato un totale qualunquista?

«Direi che si è rotto il patto di solidarietà sociale e di condivisione delle responsabilità. Se il cittadino non è investito di un ruolo pubblico ben preciso, non si coinvolge più in affari che non lo riguardano. Ogni situazione anomala può creargli soltanto delle complicazioni e nessuno accetta più il rischio di esporsi in prima persona».

Ma perché siamo arrivati a questo punto di indifferenza verso il prossimo?

«È caduto il sentimento etico del nostro paese. L'etica è stata sostituita dall'estetica, dalla popolarità, dalla ricchezza e non dalla misericordia e dalla identificazione del dolore o della morte dell'altro».

Ma come possiamo definire questo atteggiamento che si è riscontrato anche in altre situazioni, come nel caso della ragazza arsa viva dal suo fidanzato che non è stata soccorsa da nessuno?

«Tutti delegano ad altri, nessuno vuole esporsi. In realtà non dovrebbe essere così: il passante deve fare il misericordioso non solo il passante, quindi dovrebbe verificare cosa sta succedendo attorno a lui e dovrebbe intervenire per aiutare il prossimo. Ma uso il condizionale perché in realtà nessuno più si spende per qualcuno che non conosce o non gli è vicino da un punto di vista emotivo».

Questo però è menefreghismo o cinismo.

«Così sta andando il mondo, purtroppo: se ognuno facesse la sua parte si vivrebbe decisamente meglio».

Siamo diventati un popolo di grandi egoisti?

«Sì, certamente. L'identificazione nella società si è inaridito, noi pensiamo solo alla famiglia, agli amici, ai nostri cari, però ogni estraneo è guardato con sospetto».

Perché?

«Si teme che possa simulare, che faccia finta di avere bisogno, può essere sieropositivo o potrebbe procurare danni.

Insomma, ormai c'è paura dell'estraneo, dello sconosciuto, dell'extracomunitario».

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