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Non solo città disperata Ecco la dolce vita di Atene

I media dipingono scenari angoscianti, le banche sono ancora chiuse fino a lunedì col limite a 60 euro di prelievo ma la realtà è diversa: bar ristoranti e negozi sono pieni. E due su tre non dichiarano i redditi

Non solo città disperata Ecco la dolce vita di Atene

Telespettatori del Tg3, cantori di Tsipras, fan di Varoufakis in ansia per il popolo greco, state tranquilli, perché qui ad Atene, al momento, non se la passano così male.

Nel quartiere borghese di Ambelokipi, viali alberati e negozi, quello dove vive il premier Tsipras, i bar sono tutti pieni.

Mia madre, onesta risparmiatrice marchigiana, sostiene che la colazione si fa rigorosamente a casa. Osservando i bar la mattina deduco che i greci non siano marchigiani. Il bar dove mi siedo ha diciannove tavoli all'aperto, di questi ben tredici sono pieni. Turisti? Macché clientela greca eterogenea: ragazzi, signore con la busta della spesa che conversano amabilmente e anche 3 pensionati. Il bello è che un cappuccino freddo, che qui va per la maggiore, costa 3,30 euro e non ce n'è uno che se lo neghi. Stessa storia per un caffè freddo: 3 euro e molti consumatori. E i prezzi, centesimo più centesimo meno, sono così in tutti i bar.

Ci hanno raccontato di file interminabili ai bancomat di pensionati disperati. Io, personalmente, non ne ho vista neanche una e questa mattina mi sono addirittura preoccupato, ho pensato che la situazione stesse precipitando, quando ho notato una persona in attesa per prelevare.

Poi c'è il capitolo negozi. Qui la situazione è leggermente diversa, i venditori di souvenir vicino all'Acropoli sono vuoti, conseguenza forse delle disdette dei vacanzieri. Nei negozi in centro, invece, grandi catene come Zara o Tiger avevano la fila alle casse e anche qui, tranne qualche turista, la maggioranza di acquirenti erano greci.

Vista la situazione drammatica che ci viene continuamente descritta uno si immagina gli ateniesi chiusi dentro casa la sera a razionare il cibo. Non è cosi. Nel quartiere Gazi, abitato da artisti e intellettuali, locali e ristoranti lavorano a pieno ritmo. Ragazzi poco più che ventenni spendono 8 euro per una consumazione o si siedono a ristoranti da 25-30 euro a coperto e questo avviene non solo nei fine settimana, come uno potrebbe immaginare, ma anche durante la settimana. Come fa un greco della classe media a spendere 3 euro per un cappuccino e 25-30 euro a cena quando può prelevare al massimo 60 euro al bancomat e le banche sono chiuse fino a lunedì 13, come ha confermato il ministero dell'Economia greco? Come fa un ragazzo di 20 anni a spendere 25 euro in aperitivi, cene o dopo cena, quando la disoccupazione giovanile, secondo l'Ocse, è ormai al 49%? Dove prendono i soldi?

La prima ipotesi è che abbiano già prelevato tutto dalle banche e che quindi sotto i materassi greci ci siano tutti i risparmi.

La seconda che l'economia sia tutta al nero, i contanti passino di mano in mano e nessuno paghi un euro di tasse.

Davanti ai miei occhi una cameriera, per darmi il resto, ha tirato fuori un pacco di contanti che non si vedevano neanche in mano ai benzinai italiani quando c'era la lira. A suffragare questa ipotesi c'è il dato sulle dichiarazioni dei redditi. Alla data di scadenza di fine giugno ne sono arrivate all'agenzia delle entrate ellenica appena un terzo, tanto che Tsipras ha posticipato la data di scadenza a fine luglio.

È evidente che se le banche greche fallissero sarebbe l'apocalisse soprattutto per dipendenti pubblici e pensionati, ma che il popolo greco sia oggi ginocchio non è vero.

Qui in ginocchio c'è solo qualche ventenne ubriaco a fine serata che si è bevuto qualche gin-tonic di troppo a 8 euro l'uno.

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