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"Non sono un tiranno La fine del Nazareno decisa all'unanimità"

Il capogruppo di Forza Italia e i dubbi nel partito sulle riforme: "Alla fine 64 deputati su 65 hanno votato no, è una bella notizia"

"Non sono un tiranno La fine del Nazareno decisa all'unanimità"

Roma - I numeri per Renato Brunetta contano sempre. E parlano. È così che in una giornata che molti raccontano difficile, con voti sulla riforma costituzionale, con Renzi che strappa un altro pass parlamentare, con no sinceri e no spiegati per lettera molto meno convinti, il capogruppo di Forza Italia alla Camera ti mette davanti due buone notizie. È questione di prospettiva o se si vuole di bicchiere mezzo pieno. Ma una logica c'è e non è solo ottimismo.

Buone notizie. La prima.

«Forza Italia è compatta. Su 65 deputati presenti 64 hanno votato no. È una grande notizia».

La seconda.

«Renzi non ha più una maggioranza. Non c'è alla Camera e neppure al Senato».

È sicuro?

«È nei numeri e nella logica politica. Bersani ha detto che se la legge elettorale non verrà modificata l'altra faccia del Pd non la voterà. Renzi ha ribadito che l'Italicum non si tocca. Il contrasto a questo punto è chiaro ed è facile fare i conti. La minoranza Pd alla Camera pesa per 80-90 voti. Al Senato vale 30. In tutti e due i casi Renzi, senza di noi, non ha più i numeri per governare».

Questo se Bersani e gli altri non ci ripensano. Ormai sono quelli della prossima volta.

«Non possono. Non possono tirarsi indietro. Questa è l'ultima occasione. Se non fermano Renzi sulle riforme costituzionali e sulla legge elettorale non c'è più nulla da fare. La deriva autoritaria sarebbe completa».

Renzi è pronto a tutto. Ha detto che si rivolgerà al popolo. Non temete il referendum sulle riforme?

«È un passo molto azzardato. La Costituzione prevede il referendum confermativo come garanzia per la minoranza. È la possibilità per le opposizioni di verificare se la maggioranza parlamentare corrisponde a quella reale del Paese. Qui invece è la maggioranza che va in cerca di legittimazione. Lo sa come si chiama questo? Plebiscito. Faccio anche notare che Renzi si fa forte di un premio di maggioranza che nasce per garantire la governabilità, non per imporre riforme costituzionali. Su queste materie sarebbe perlomeno opportuno pensare a assemblee elette con il proporzionale».

Serviva una Costituente.

«Si, sarebbe stato molto meglio».

Queste riforme però Forza Italia le ha appoggiate.

«È stata una scelta di responsabilità. Era il modo per sanare l'illegittimità di una maggioranza nata dal Porcellum , da una legge elettorale sconfessata dalla Corte costituzionale. L'idea di ridisegnare insieme le regole del gioco è corretta. Solo che Renzi non ha rispettato i patti».

Lui afferma il contrario.

«La riforma è stata cambiata più volte, fino a diventare una sorta di Frankenstein istituzionale. Il testo non è certo quello iniziale della bozza Boschi. Ogni volta Renzi ha imposto cambiamenti unilaterali. Ma tutto questo era possibile a una condizione: eleggere di comune accordo il presidente della Repubblica. Era il primo punto del patto del Nazareno».

Quanto vi è costato il patto del Nazareno?

«Tanto. Noi abbiamo dato il sangue per questo patto. Per i nostri elettori non è facile capire la doppia maggioranza. Stai all'opposizione rispetto alle politiche di governo, ma voti con Renzi sulle riforme. Abbiamo perso consenso nei sondaggi. Ci siamo dovuti sorbire le prediche di Alfano che diceva non siete né carne né pesce. La Lega ne ha approfittato, passando da percentuali irrilevanti a punte del 15 per cento. Tutto questo in un anno, l'anno del Nazareno. Non è certo un caso».

Sembra già di sentire Fitto: ve l'avevo detto.

«Brunetta allora lo aveva detto prima di tutti. Il problema però non è questo. Non serve rivendicare la primogenitura».

Quale è allora la differenza?

«Io ho parlato all'interno della linea di Berlusconi. Ho visto i rischi nascosti nel patto del Nazareno. Ho detto: stiamo attenti. Quando Renzi ha cominciato a imporre cambiamenti leonini, unilaterali, ho fatto notare che qualcosa non andava, nel metodo e nei contenuti. Ho alzato la voce. Qualche volta sono stato criticato da Berlusconi. Non ho però mai messo in discussione la sua leadership».

Diciassette deputati hanno votato no solo per rispetto di Berlusconi, ma hanno scritto una lettera per dire che il loro «no» è un «sì».

«Io capisco i dubbi di chi ha creduto nel patto del Nazareno. Stimo Verdini che è stato la prima vittima di Renzi e ha sempre combattuto per le sue idee a viso aperto, mettendoci la faccia, come ho fatto io. Stimo un po' meno chi si muove nell'ombra. L'importante in questo momento è restare compatti. E lo abbiamo fatto. Alla fine 64 persone su 65 hanno messo il dito sul pulsante rosso. È una bella notizia».

In Forza Italia, si legge nella lettera, non c'è partecipazione. Si sente sotto accusa?

«Mi assumo anche questa responsabilità. Ma faccio notare che ci sono state 25 riunioni del gruppo parlamentare. Più di due al mese in due anni. E la fine del Nazareno è stata votata all'unanimità tanto nell'ufficio di presidenza quanto dai gruppi congiunti, sempre alla presenza di Berlusconi.

Di che stiamo parlando?».

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