Politica

«Non va considerata un peccato Piuttosto un vero dono di Dio»

Il grande giornalista (e noto seduttore) racconta il desiderio carnale Che alla fine è un potente motore dello spirito e non un vizio

Eleonora Barbieri

Roberto Gervaso, in allegato al Giornale c'è questa serie di libri sui sette peccati capitali.

«Spero che mi chiami per la lussuria».

In effetti, per la lussuria. Che peccato è?

«Non è un peccato. È una virtù, un privilegio, un dono di Dio. L'unico peccato è non poterla più praticare».

La lussuria è?

«Il condimento della vita, il nettare dei libertini, l'ambrosia di Don Giovanni, il sale dell'esistenza».

Però è un peccato.

«È considerato tale dalla Chiesa. Non era affatto un peccato nell'antichità: un uomo di rango, un senatore come Cesare aveva la moglie, l'amante e il guaglioncello. La prima garantiva la perennità della casata, la seconda i piaceri succulenti, il terzo quelli antifisici. Era di moda, fin dall'epoca di Socrate, il quale infatti fu accusato anche di corrompere i giovani di Atene. Comunque, nell'antica Grecia e a Roma la lussuria era la norma. Per chi poteva permettersela».

E poi?

«Poi la chiesa, per tenere a bada la massa, le proibiva tante cose, fra cui il sesso. Devi solo amare e non fornicare, e avere rapporti solo a fini procreativi. Come chiedere di non bere più lambrusco o mangiare i tortellini e la mortadella».

Insomma è diventata un peccato.

«La forza della chiesa è stata di imporre come peccati quelli della carne e della gola. Poi anche Dante ci ha messo del suo. Comunque sono solo dei bisogni naturali, che possono portare a degli eccessi. Ma sono gli eccessi stessi che ti condannano: se mangi troppo stai male, se fai troppo sesso ti indebolisci. Sono istinti umanissimi».

La lussuria è anche piacere della scoperta, della conoscenza?

«Lo dica a mia moglie. Io sono stato uno stakanovista dell'eros, un maniaco, di quelli con l'impermeabile, un maratoneta del sesso. Naturalmente il grande amore della mia vita è mia moglie, ma sono stato un marito infedelissimo. Perché io ho amato la donna, non le donne: belle, brutte, non facevo distinzioni sul piano erotico».

Addirittura?

«Tutte. Pure frigide, antipatiche, perfino una che a letto vedeva solo i cavalli; una muta, una che parlava come Gasparri, belle, brutte, giovani, vecchie, colte, analfabete, contadine, commesse, contesse, principesse, ma soprattutto per le commesse ho avuto un debole. Ho avuto perfino una gobba, una zoppa, una balbuziente e una asmatica».

Non esageri.

«La zoppa la incontrai a Londra, ero studente. Eravamo accanto a un muro diroccato, le misi un mattone sotto la gamba più corta e poi gli diedi un calcio all'apice del piacere. La gobba era di Ravenna: prima mangiammo una doppia piadina con lo squacquerone, poi passammo una notte indimenticabile. Era bellissima».

Le credo.

«La balbuziente anche era bellissima, ma era balbuziente. Capita. A letto parlava come una sibilla cumana, e non balbettava. Il caso più bello è quello dell'asmatica. L'asma è una meditazione su Dio e la morte. A letto le passava completamente».

Guariva?

«La lussuria è una medicina. Dà equilibrio. La lussuria è il sesso, fatto bene. E poi condannato da ipocriti e impotenti, spesso usando un termine forte e pittoresco, a sproposito. Ma è uno dei piaceri più grandi, una necessità fisiologica e psicologica: solo i fanatici possono condannarla».

C'è qualche grande lussurioso della storia che invidia?

«Certamente Casanova. Restif de la Bretonne: ebbe la prima erezione a sei anni, il primo rapporto a dieci, il primo figlio a 14. Restif lo invidio...».

Altri?

«Anche Mussolini invidio. Napoleone meno, perché era molto attivo, ma microfallico. E poi i grandi amatori. Come Rodolfo Valentino, simbolo dell'eros: si sposò con Natacha Rambova, lei lo lasciò e lui diventò impotente. Fu la tragedia della sua vita. Simenon mi disse, quando andai a intervistarlo, che ebbe novemila donne. Frank Sinatra ne ebbe quattromila e cinquecento, Kennedy mille e duecento. Un macellaio di Torino ne ebbe duemila: era un bellissimo giovane, portava le clienti nel retrobottega... E poi i bagnini della costiera romagnola, anche loro grandi amatori. Escluso me, ovvio».

Certi numeri non sono eccessivi?

«Ci sono le degenerazioni del sesso. Che non sono lussuria: sono malattie, come l'aritmia al cuore.

È come con l'alcol: un conto è un bicchiere di barolo, un altro una bottiglia».

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