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Il nonno usò il nipotino come scudo

In manette i due sicari che uccisero il bimbo di tre anni: «Avevamo paura di essere riconosciuti»

Uno degli uomini chiave di questa inchiesta è Giuseppe junior Iannicelli, figlio di Giuseppe una delle vittime e zio del piccolo coco.

È lui che ha raccontato agli inquirenti che la sera della scomparsa del padre in piazza a Cassano allo Jonio ha incontrato la figlia di Cosimo Donato uno degli arrestati di ieri, con cui aveva una relazione ed a cui ha chiesto dove fosse il padre.

Probabilmente la ragazzina aveva in mano il cellulare della donna marocchina, dal quale gli investigatori del Ros hanno notato traffico dati con l'accesso a Facebook intorno alle 22 della sera dell'omicidio.

Ma nel corso della stessa sera, mentre il figlio della vittima girava per il paese alla ricerca del padre di cui non aveva notizie dal pomeriggio, ha pure incontrato i due presunti responsabili, si è accorto che puzzavano di benzina e che avevano sulle mani i segni riconducibili all'avere appiccato fuoco.

Un altro indizio che riguarda Donato è il ritrovamento, da parte dei carabinieri durante una perquisizione, di una sola delle due pistole che deteneva, e il successivo colloquio in carcere con i familiari in cui si mostrava preoccupato chiedendo che l'arma venisse ripulita. Cosi tassello dopo tassello gli investigatori sono riusciti a chiudere il cerchio.

«Un lavoro investigativo intenso – ha spiegato il Procuratore aggiunto Luberto - fatto però con pochi uomini che hanno lavorato giorno e notte. Al termine del quale si è arrivati a una certezza: i due sono quelli che hanno dato alle fiamme i corpi: questo è quello che sappiamo di sicuro. Non abbiamo la stessa certezza che siano stati loro a sparare. Ci sono delle intercettazioni, in lingua albanese perché i due sono di Firmo paese arbereshe, in cui parlano di una pistola smarrita, ma questo non è sufficiente a dire che siano stati loro a premere il grilletto».

Il comandate dei carabinieri di Cosenza, colonello Giuseppe Brancati, ha puntato il dito sulle vittime innocenti: «È una risposta parziale ma è una risposta. Ritengo di dare dignità alla ragazza marocchina uccisa, perché anche lei è una vittima innocente della 'ndrangheta.

A breve lascerò il comando di Cosenza perché sono stato mandato come capo di stato maggiore in Lombardia e al mio successore passerò la foto di questa ragazza che da quel giorno porto sempre con me».

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