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Al Nord gli azzurri circondati dalla Lega: "Siamo come l’Udc, occorre riorganizzarci"

Pesano i toni molto aggressivi di Salvini e l’alto tasso di astensionismo che tradizionalmente penalizza le forze più moderate. Soffre anche Fdi

Al Nord gli azzurri circondati dalla Lega: "Siamo come l’Udc, occorre riorganizzarci"

«Siamo diventati l’Udc» mastica amaro un big azzurro. Le comunali viste da nord confermano la tendenza emersa col voto politico di marzo: il centrodestra a trazione leghista porta voti alla Lega, ormai a doppia cifra in tutto il Nord con punte oltre il 20 per cento, ma erode l’elettorato degli alleati, con Forza Italia che soffre lo spostamento a destra del baricentro della coalizione (mentre Fdi paga la somiglianza di molti cavalli di battaglia usati dal Carroccio).

In più, dove cresce l’astensione Forza Italia perde più voti. Il caso Brescia è esemplificativo. La campagna dai toni aggressivi del centrodestra (pugno duro sull’immigrazione, prima i bresciani nei servizi sociali, chiusura delle mosche abusive) ha consolidato la Lega, assestata sul 24%, ma ha portato all’emorragia Forza Italia (giù dal 12% al 7%) che ha perso gli elettori più moderati. In più c’è la scarsa affluenza, al 57%. Spiega l’Istituto Cattaneo che «come è tradizione per le elezioni di second’ordine, l’elettorato berlusconiano registra grosse perdite verso l’astensione, quasi 4 su 10 a Brescia».

Mentre il centrodestra berlusconiano federava partiti molto diversi (dal secessionista Bossi a Fini e Casini) riuscendo a sommarne i voti, il centrodestra salviniano sembra polarizzare l’elettorato, sottraendo voti agli altri. Il fenomeno è evidente nelle aree dove la Lega è molto forte, in Veneto e Lombardia soprattutto. A Treviso il centrodestra vince al primo turno, ma quasi metà del bottino elettorale si deve alla Lega, che sfiora il 20%, a cui va sommato il 15% della civica del candidato sindaco, il leghista Mario Conte. Gli azzurri? Inchiodati al 3,6%, mentre per la Meloni c’è un premio di consolazione dell’1,5%. Pieno effetto cannibalizzazione.

Una musica simile a Vicenza, dove il centrodestra strappa un’altra vittoria importante, ma sempre con lo stesso copione: Lega al 15%, Forza Italia al 5%, Fdi 1,6%. Anche a Sondrio il centrodestra va bene e si presenta in vantaggio al ballottaggio, ma sempre con la Lega al 15% e gli alleati come piccoli satelliti di Salvini (3% Fi, 1% Fdi). Fa caso a sé Imperia, dove la corsa dell’ex ministro Claudio Scajola, un nome che pesa ancora da quelle parti, ha scompaginato lo schema tradizionale del centrodestra. Dove la Lega è forte, ma anche il Pd tiene botta, il centrodestra soccombe. A Brescia, ma anche in Emilia Romagna, come a Imola dove il Carroccio si tiene sempre su percentuali brillanti (15% circa) ma il depotenziamento degli alleati (Fi al 3,7%, Fdi 1,3%) non permette alla coalizione di diventare competitiva. In Piemonte consola Ivrea dove Fi supera la Lega e va al ballottaggio lasciando fuori M5s, che si era impegnata nella città simbolo di Casaleggio portando più volte Di Maio.

Riassume Alessandro Cattaneo responsabile azzurro degli enti locali: «Non c’è dubbio che il traino della Lega prevalga oggi, ma con la lettera di Berlusconi è iniziata la fase di riorganizzazione e rilancio del partito. In ogni caso Forza Italia riafferma che solo con una coalizione unita il centrodestra vince».

Come dire, bisogna stare con la Lega, ma riuscendo a farlo senza rimetterci.

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