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"Il Nord ha scelto il centrodestra. Come si fa ad escluderlo dal governo?"

Il presidente di Unindustria Pordenone: «La Lega non ci preoccupa»

"Il Nord ha scelto il centrodestra. Come si fa ad escluderlo dal governo?"

L'apertura del presidente di Confindustria Vincenzo Boccia e quella di Marchionne a un governo a guida M5s fanno discutere. E, soprattutto, non corrispondono al sentire di una larga fetta di imprenditori anche nella stessa Confindustria. «È stata una forzatura giornalistica - dice Michelangelo Agrusti, presidente degli industriali di Pordenone (Unindustria) e membro del consiglio generale -: ho sentito spesso Boccia parlare dei Cinque Stelle e non ha mai detto cose molto diverse». Però, da imprenditore del Nord Est, Agrusti ci tiene a sottolineare che l'affermazione del Centrodestra al Nord ha un preciso significato politico in chiave economica.

L'Italia del Pil ha votato in massa il Centrodestra. Il Giornale ha calcolato che le 6 regioni del Nord dove l'affermazione è stata netta il Pil vale il 54,5% del totale; mentre nelle 9 regioni del Sud a Cinque Stelle non arriva al 25%: qual è l'indicazione politica?

«Che è difficile immaginare che quel pezzo di Italia colorata di blu non debba contribuire al governo del Paese. E allo stesso modo non è chiaro in virtù di quale ragionamento lo debba fare l'Italia colorata di giallo».

Perché ha espresso il primo partito nazionale. No?

«Ma il consenso maggioritario è andato alle regioni del Nord, con la coalizione che ha raccolto più voti a livello nazionale. Basterebbe questo, in un regime di proporzionale a individuare il candidato principale alla formazione del governo. La prima forza politica, sia pure in forma di coalizione, è il Centrodestra. Non esprimo una preferenza, ma valuto i dati. E c'è di più».

Il Pil.

«Sì: c'è che la coalizione che ha preso più voti è anche quella che esprime il maggior consenso nelle regioni del Nord produttivo, quell'area che tra le più forti di tutta Europa, addirittura più della Baviera in Germania».

Ma qual è la connessione con la formazione del governo?

«È vero il sistema è quello di una testa un voto. Però i cosiddetti decisori non possono non tenere conto di questo dato di fatto. C'è un Nord che ha espresso un consenso largamente maggioritario verso il Centrodestra. E per di più sono queste le regioni più forti della nostra economia. Sono due elementi che dovrebbero portare in quella direzione».

Anche nella Lega ci sono spinte anti sistema tipo M5s. In questo Centrodestra a trazione Salvini non c'è una contraddizione rispetto al Nord produttivo ed europeista?

«La Lega è un partito di governo da tanti anni. Ricordo che Berlusconi ha fatto governi con la Lega della secessione, del cappio e del «Dio Po». E oggi la Lega di Salvini governa bene grandi regioni del Nord. Parlo per esperienza: sono esempi di buon governo».

Cosa non le piace dunque da imprenditore in queste prime ore del dopo voto?

«Vedo che c'è una pressione forte per un alleanza del Pd verso i Cinque Stelle che mi lascia perplesso. È vero che li conosciamo come un'Idra dalle mille teste Ma io ricordo che questa è una forza anti-tav, anti corridoio 5, anti-gasdotto Puglia, anti trivelle. Vorrei capire se, improvvisamente, oltre alle parole di moderazione, il M5s è diventato consapevole che viviamo in un paese industrializzato a cui servono infrastrutture e dove bisogna produrre energia».

Quale dovrebbe essere la posizione di Confindustria?

«Credo che tutte le categorie produttive ed economiche dovrebbero essere unite nel reclamare un governo all'altezza della quinta potenza industriale del mondo, e della seconda manifatturiera d'Europa».

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