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La nuova guerra dei sessi. Dalle prime suffragette alle denuncianti tardive

Deprecabile chi approfitta della sua posizione come chi accetta. I maschi cambino approccio

La nuova guerra dei sessi. Dalle prime suffragette alle denuncianti tardive

In questo gran parlare di molestie sessuali si perde la distinzione fondamentale fra etica e morale. Per la morale, il produttore che ci prova approfittando del suo potere è un maiale, l'attrice che ci sta è la sua corrispondente femminile. Per l'etica il loro è, semplicemente, un comportamento disdicevole, che è peggio. Si tratta di una distinzione difficile da snodare in un paese di cultura cattolica, ma serve a capire perché un produttore (o un datore di lavoro, un docente, un capufficio, un politico, ecc) sono più deprecabili se approfittano della loro posizione di forza per ottenere un consenso sessuale che altrimenti non avrebbero; come più deprecabile è e non faccio nessuna morale - chi accetta.

Una volta si parlava tranquillamente del «divano del produttore» come una faccenda scontata, normale, quasi divertente. (Esemplare la dichiarazione di Sandra Milo: «Ai miei tempi era peggio, il mio fondoschiena è stato toccato da migliaia di uomini». Vale per tutte le donne - qui ci limiteremo a parlare di donne - anche quelle con fondoschiena affatto celebre o non di simile pregio). Il concetto di molestie sessuali è nuovissimo nella nostra epoca. Venne introdotto in Svizzera negli anni Ottanta e un decennio dopo nell'Ue. Prima di allora l'aggettivo molesto veniva usato quasi soltanto a proposito di rumori, e le ragazze raccontavano alle amiche: «Ci ha provato, ma io non ci sono stata».

Denunciare adesso molestie subite venti o più anni fa può dunque sembrare come pretendere l'applicazione di una legge che allora non esisteva, sa di vendetta tardiva per un torto subito, e si corre il rischio di equivoci e strumentalizzazioni, come è accaduto. Ma mi sembra giusto farlo: per esempio, racconto e scrivo appena posso che il mio maestro elementare, mezzo secolo fa, mi picchiava. Allora si usava - accidenti a te, maestro Busini - ma io mi sento ancora umiliato, so di avere subito un torto. Raccontarlo può servire a rafforzare l'idea che i bambini non si toccano, neanche a fini pedagogici e didattici, e insegna ai bambini a non farsi sopraffare. Occorre preparare le nuove generazioni a un futuro necessariamente diverso. L'etica va imparata sin da piccoli: si impari che l'abuso del potere è inaccettabile, come è inaccettabile che la vittima ceda all'abuso per trarne vantaggio.

Da un punto di vista evolutivo, del resto, c'è stata una sorta di sviluppo inconscio e collettivo dell'antico slogan femminista «Il corpo è mio e me lo gestisco io», per cui il maschio predatore è teoricamente tenuto a chiedere soltanto a debita distanza, e per favore. (Tutto ciò sulla carta, beninteso, perché ciò che avviene nell'animo umano è ancora più insondabile e misterioso di quel che avviene nelle camere da letto, per fortuna).

I maschi, in questa fase della storia umana, dovranno cambiare almeno ufficialmente il loro approccio alla seduzione, alla caccia, alla preda sessuale. È uno sviluppo naturale di quel fenomeno iniziato più di un secolo e mezzo fa con le suffragette, ovvero un movimento che voleva ottenere non soltanto il voto, bensì il pieno riconoscimento della dignità delle donne. Questo sviluppo è ancora in una fase intermedia. Arriverà a compimento quando il numero delle molestatrici sarà pari a quello dei molestatori.

Perché - stiamone certi, si faccia quel che si faccia le molestie sessuali non cesseranno mai.

@GBGuerri

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