Cronache

Nuova rivolta contro i rom: "Vattene via o ti stupro"

CasaPound e movimento per la casa tornano in strada a Casal Bruciato. Insulti a una donna con bambino

Nuova rivolta contro i rom: "Vattene via o ti stupro"

Roma «Impicchiamoli, bruciamoli vivi». Ma i rom non mollano: «Non ce ne andremo dalla casa che ci spetta». La sindaca Raggi: «Non ci pieghiamo». Tensione alle stelle, ancora una volta, a Casal Bruciato. Residenti in strada e fronti contrapposti, tra militanti di Casapound e antifascisti dei centri sociali, separati da agenti in tenuta antisommossa. Si scatena tutto come un mese fa, all'arrivo di una famiglia rom, moglie e marito con 14 figli al seguito, in via Sebastiano Satta 20, fabbricato B. Imer Omerovic è il nuovo assegnatario di un alloggio popolare nella periferia sud est della capitale. Un'assegnazione decisa dal Campidoglio secondo il progetto di sgombero del campo de La Barbuta, a Ciampino. Ma quando spunta la carovana di gente i residenti montano la protesta. Con loro i militanti di Casapound Italia. «I rom hanno scavalcato di fatto i cittadini romani in graduatoria per le case. Se questo è l'unico modo per ottenere giustizia sociale, ogni volta che un cittadino italiano si sente scavalcato nei suoi diritti noi ci saremo» dice Davide Di Stefano, responsabile romano di Cpi. «Come a Torre Maura: gli amministratori 5 Stelle vengono contestati ovunque perché considerano i residenti delle periferie cittadini di serie B» aggiunge Mauro Antonini, responsabile Cpi per il Lazio. Contestata, soprattutto, la decisione capitolina: «Sempre in queste ore stessa situazione in via Schopenhauer 66 dove un'altra famiglia rom ha ottenuto una casa popolare - spiega Fabrizio Ghera, capogruppo di Fratelli d'Italia alla Regione -, stranamente con una domanda fatta nel 2018. Se così fosse avrebbe saltato le graduatorie. Ma la sindaca non aveva promesso che avrebbe chiuso tutti gli insediamenti?».

Una situazione esplosiva, sia per i condomini, impauriti del nuovo arrivo, che per gli stessi rom cui è stata assegnata casa. Tanto che per entrare nella palazzina, come per andare a fare la spesa, i nuovi arrivati vengono scortati dalla polizia. «Andate via, vergogna» urlano gli abitanti quando passano i bosniaci. Una giovane mamma con bambino in carrozzina viene minacciata: «Ti stupro» urla un uomo mentre la donna passa da un'entrata laterale protetta dai poliziotti. Una situazione al limite, tanto che gli agenti sono costretti a chiudere gli ingressi principali impedendo l'acceso a tutti. La famiglia Omerovic nel pomeriggio viene ricevuta dall'assessore alle politiche abitative Rosalba Castiglione. Un incontro per cercare una soluzione alternativa, ovvero accettare un trasferimento in un'altra struttura. Inutilmente. «Non abbiamo intenzione di piegarci - spiega la Castiglione -. Stiamo applicando la legge. Casapound può fare le manifestazioni che vuole ma sta sbagliando. Questi bambini sono nati a Roma, sono romani, hanno uno slang romano. Noi stiamo applicando la normativa». Intanto «rossi» e «neri» si fronteggiano.

I primi, militanti dei movimenti per la casa, gridano: «Fascisti stupratori andate via», mentre gli altri cantano Il quartiere non vi vuole».

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