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Le (nuove) scuse di Zuckerberg L'Ue: "È in gioco la democrazia"

Il fondatore di Facebook risponde su fake news, privacy e Cambridge Analytica: «Non abbiamo fatto abbastanza»

Le (nuove) scuse di Zuckerberg L'Ue: "È in gioco la democrazia"

A sintetizzare lo spirito della giornata è stato l'eurodeputato Claude Moraes, dei Socialisti&Democratici. «Lei, Mr Zuckerberg, si trova al Parlamento europeo, non al Congresso americano. Noi, qui, ci aspettiamo delle risposte da lei». Il fondatore e numero uno di Facebook, convocato ieri a Bruxelles dopo lo scandalo Cambridge Analytica per riferire sul trattamento dei dati personali dei 2,2 miliardi di iscritti alla piattaforma, pensava di cavarsela con lo stesso copione dell'audizione Usa del mese scorso. «Non abbiamo fatto abbastanza per evitare che i nostri strumenti venissero usati nel modo sbagliato. È stato un errore e mi dispiace», ha detto nel suo discorso introduttivo. Una premessa in cui ha però voluto ricordare le migliorìe che Facebook ha portato nelle nostre vite: dai safety check durante gli attacchi terroristici e i disastri naturali, ai migranti che usano il social network per rimanere in contatto con le famiglie lontane. Presente anche una strizzata d'occhio al Vecchio continente, con l'annuncio che, entro la fine dell'anno, Facebook arriverà a impiegare in Europa 10mila persone, contro le 7mila attuali.

Ma agli europarlamentari non è bastato. Gli «invitati» alla tavola rotonda - letteralmente - voluta dal presidente del Parlamento Ue Antonio Tajani (cioè lo stesso Tajani e i presidenti dei gruppi politici), si erano preparati una sfilza di domande puntuali e approfondite. «La democrazia non deve mai diventare un'operazione di marketing», spiega il presidente dell'europarlamento. Uno dei più duri è stato Guy Verhofstadt, dei liberali dell'Alde. «È in gioco la democrazia», ha attaccato. Il politico belga ha introdotto il tema del monopolio: sostenere che Apple e Google siano alternative a Facebook, ha detto, sarebbe come «un produttore di automobili che dice agli altri che possono prendere l'aereo, il treno, la bicicletta». «L'utente medio usa otto diversi mezzi di comunicazione, i concorrenti ci sono», ha replicato Zuckerberg, aggiungendo che quanto al mercato pubblicitario «Facebook per ora ne rappresenta solo il 6%».

Uno dei temi più presenti nelle domande è stato però quello delle fake news. Sul punto il numero uno di Menlo Park ha messo sul tavolo gli ultimi risultati raggiunti: il graduale blocco dello spam, cioè i post che hanno il solo scopo di guadagnare con i clic, i falsi account intercettati ed eliminati dall'intelligenza artificiale e il lavoro dei fact checker terzi, team impegnati a verificare le notizie che girano sul social, «perché non è Facebook che deve dire cosa è vero e cosa è falso». A questo proposito Nigel Farage, del gruppo euroscettico Efdd nonché tra i fautori della Brexit, ha chiesto se Facebook si possa considerare «una piattaforma politicamente neutrale» e chi siano questi «fact checker che decidono cosa è accettabile e cosa no», ma è rimasto senza risposta.

Altro argomento trattato è stato quello delle elezioni, e dei timori di nuove interferenze nelle urne attraverso la piattaforma. Anche qui, ha detto Zuckerberg, entrerà in gioco l'intelligenza artificiale, che è anche la vera sfida futura del colosso: svilupparla sempre meglio in modo che sia lei a tenere sotto controllo la mole di contenuti a cui gli umani non riescono a stare dietro. «Facebook gioca comunque un ruolo positivo nelle elezioni, perché permette a leader come voi di farsi conoscere e votare - si è concesso la frecciatina il fondatore - Ma faremo sempre meglio, come abbiamo già dimostrato con le elezioni tedesche e francesi. Evitare che si ripetano tentativi di interferenza come con i russi nel 2016 è una delle nostre priorità».

Quando Zuckerberg, circa un'ora e mezza dopo l'inizio del colloquio, ha detto di dover andare via (è atteso a Parigi per un evento di startup e tecnologia), gli europarlamentari non erano soddisfatti.

Alcuni hanno tentato di ribadire la poca chiarezza sullo scambio di dati tra Facebook e gli altri social del gruppo (Instagram, WhatsApp), ma l'unica consolazione è stata la promessa che arriveranno risposte scritte entro i prossimi giorni.

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