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Nuovo strappo Lega-M5s: "Basta regali col salva-Roma"

Il leader leghista non fa sconti alla Capitale: «Il sindaco non ha il controllo della città». Oggi resa dei conti in cdm

Nuovo strappo Lega-M5s: "Basta regali col salva-Roma"

Matteo Salvini lancia qualche tiepido segnale di pace verso i colleghi di governo dei Cinquestelle - «sono come le liti fra moglie e marito, ma per governare bene bisogna volerlo in due» - ma non fa sconti a chi guida la Capitale. La sua posizione è chiara: mai il via libera al Salva-Roma, a meno che non si trovi una soluzione che valga erga omnes.

«O tutti o nessuno: in democrazia funziona così. Non ci sono Comuni di serie A e Comuni di serie B. Se in tanti hanno problemi, aiutiamo tutti quelli che hanno problemi altrimenti non ci sono quelli più belli e quelli più brutti», dice il ministro dell'Interno. Poi la stoccata: «Anche perché a Roma mi sembra che ci sia un sindaco che non ha il controllo della città, dei conti, della pulizia e delle strade. Quindi noi regali non ne facciamo, la Lega regali non ne fa».

I Cinquestelle per calibrare la loro reazione scelgono un doppio binario. C'è la risposta dura affidata al capogruppo pentastellato in Campidoglio Giuliano Pacetti, che chiede al leader del Carroccio di restituire i 49 milioni di rimborsi elettorali. «Il ministro dell'Interno è un chiacchierone tuona Pacetti - la smetta con la campagna elettorale e lavori un po'. Dopo decenni i conti di Roma sono finalmente positivi grazie alla sindaca Raggi. Si vede che Salvini con i numeri ha difficoltà a capire, eppure gli è stato spiegato bene: il nostro Salva Italia taglia 2,5 miliardi di interessi alle banche e li restituisce agli italiani. Comunque, prima di parlare, restituisca i 49 milioni che la Lega deve a tutti gli italiani al nord come al sud. Meno felpe, più fatti!».

La risposta morbida è invece quella che arriva dal viceministro all'Economia, Laura Castelli. «Voglio rassicurare il ministro Salvini, non c'è nessun Salva Roma, dalla lettura della norma, peraltro non replicabile, si comprende che così viene chiusa l'operazione voluta dal Governo Berlusconi nel 2008, con un considerevole risparmio per lo Stato e per i cittadini. Non c'è sempre bisogno di un nemico, perché in questo caso non c'è un nemico».

La linea che emerge dalla Lega è che se ci fosse un accordo su tutti i Comuni la norma cosiddetta Salva Roma potrebbe essere inserita nel decreto crescita, ma «in sede di conversione». In ogni caso la norma non è ancora stata inserita nel testo e, queste norme, sia quella per Roma che quelle per gli altri Comuni vanno portate avanti insieme, non prima una poi le altre.

Il tempo per una soluzione a questo punto è strettissimo. Il Consiglio dei ministri di oggi dovrebbe, infatti, occuparsi della questione della chiusura dal 2021 della gestione commissariale del maxi debito pregresso da 12 miliardi della Capitale. Si cerca quindi una mediazione last-minute. Con i Cinquestelle poco disposti a giocare in difesa e abbassare le armi dialettiche. «La Lega forse non ha capito di cosa si tratta, visto che parliamo della chiusura di un commissariamento a costo zero che permetterà ai romani di non pagare più gli interessi su un debito vecchio di 20 anni.

Piuttosto la Lega pensi a Siri e alle indagini sui fondi che riguardano anche il loro tesoriere, invece di fare di tutto per nasconderlo».

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