Politica

Nuovo vertice su Regeni Ma il Cairo ci ricatta sfruttando il «suo» morto

Luigi Guelpa

Dopo 105 giorni di conferme (poche), smentite (parecchie) e colpi di scena, degni di una sceneggiatura cinematografica, gli inquirenti italiani che indagano sulla morte di Giulio Regeni tornano dal Cairo con una serie di atti che potrebbero risultare decisivi nell'inchiesta. Accantonata la versione della banda di malviventi, riprende vigore la pista dei servizi segreti. Il giovane ricercatore veniva da giorni pedinato nei suoi spostamenti e spiato nelle telefonate in entrata e uscita. Regeni parlava con persone legate alla Fratellanza, in maniera così disinvolta da aver attirato l'attenzione degli 007. Nelle ultime telefonate c'è la chiave d'accesso al suo delitto.

Da ieri otto investigatori, tra i quali un funzionario del Servizio centrale operativo di polizia e un ufficiale dei Ros dei Carabinieri, stanno partecipando al vertice con i colleghi del Cairo. Si tratta del secondo incontro dopo il summit del 6 aprile a Roma che si concluse con una fumata nera e il ritorno dell'ambasciatore italiano Maurizio Massari, richiamato «per consultazioni» due giorni dopo. Il vertice, che si concluderà oggi pomeriggio, è stato inserito in agenda dopo che le autorità del Cairo si erano dette disponibili a cedere agli investigatori italiani parte dei dati telefonici necessari a condurre le indagini. A patto che l'Italia risolva il caso di Mohamed Bahr, il 32enne egiziano trovato morto il 30 aprile lungo la linea ferroviaria tra Napoli e Casalnuovo. Fonti vicine al ministro degli Interni Ghaffar rivelano che il procuratore capo Mostafa Soliman ha consegnato una ricca documentazione che verrà visionata dal procuratore Giuseppe Pignatone e dal sostituto Sergio Colaiocco. Ci sarebbero indizi collegati ai numeri telefonici che appaiono nel tabulato delle chiamate partite dalla sim egiziana di Regeni.

Tra i numeri figura quello di Mohamed Abdullah, il presidente del sindacato dei venditori ambulanti egiziani che ha incontrato Regeni sei volte per la ricerca che il giovane stava compiendo prima della sua scomparsa. «Non ho paura di diffondere il contenuto delle telefonate - ha spiegato - i miei rapporti con Giulio erano trasparenti». Sono altri però i numeri di telefono che potrebbero portare a una svolta nel delitto, come quello di Fathy Tamer, leader di un'organizzazione sindacale con rapporti con i Fratelli Musulmani. Oppure potrebbe saltar fuori il numero di Falaq Al Dossari, la giornalista che dice di aver visto uno straniero ammanettato da due agenti in borghese alla fermata El Bohoos della metro. La Al Dossari scrive per il blog Noon Post, lo stesso per cui lavorava Ismail Iskandarani, reporter e ricercatore presso il Centro egiziano per i diritti economici e sociali (Ecrf), arrestato il 9 dicembre per affiliazione ai Fratelli Musulmani.

È ipotizzabile che Regeni provenisse dalla sede di Ecrf, non distante dal luogo dove sarebbe stato fermato.

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