Politica

Da Obama ai social, la triste parabola di Matteo

Prima parlava con i Grandi, ora risponde su Facebook a «haters» e avversari che lo insultano

Paolo Bracalini

Dalle cene alla Casa Bianca e dai bilaterali con i leader mondiali chiamati per nome («Io e François...», «Cara Angela!»), alle risse coi signori Antonino Biazzo e Antonio Fabiano, utenti di Facebook assai poco diplomatici. Renzi non ha più una carica nelle istituzioni, né nel Pd, neppure uno stipendio, in compenso ha un sacco da fare su internet. Aprendo un blog e scegliendo i social network come canale per riprendere contatto con la base Matteo Renzi si è esposto ad un rischio inevitabile: essere martoriato dagli haters. Ed è quel che succede puntualmente appena l'ex premier pubblica qualcosa.

Un copione che si ripete sui social con ogni persona minimamente conosciuta, figuriamoci con uno che ha fatto il presidente del Consiglio. La cosa inusuale, semmai, è che Renzi trovi il tempo e la voglia di rispondere agli stalker, anche ai commenti più molesti e offensivi. Come quello della signora Giuliana Calegari, che invita l'ex premier a visitare un certo paese (eufemismo), e Renzi, che alle 9.24 del mattino non ha di meglio da fare che leggere la sua pagina Facebook e digitare sulla tastiera la risposta al vaffa: «Buongiorno signora Giuliana. Le auguro una giornata piena di felicità e che possa sfogare le sue difficoltà in altro modo». Un altro, il signor Antonio, sfodera la citazione colta, «la società dei magniaccioni», per dire all'ex premier di levarsi di torno, sbagliando però l'ortografia che Renzi non perde occasione di correggere: «Senza i, Antonio, senza i». Ma mica finisce lì. La discussione prosegue con altri commentatori, a cui Renzi risponde. «Il liberismo è finito e voi servi sparirete» osserva Rachele Carolina, a cui 14 minuti dopo risponde l'ex leader Pd: «Commento davvero appropriato, Rachele». Segue utente grillino che commenta: «Caro Matteo sei ossessionato da Beppe! Paura?». Risposta: «Brrrrrrrrrrrr».

Il signor Marco Schanzer ritiene che Renzi passi «troppo tempo a leggere i sondaggi, e non abbastanza a capire le vere conquiste dell'umanità, quelle che gli ebrei stanno rottamando», e lui si prende la briga di rispondere: «Gli ebrei stanno rottamando? Le consiglio di farsi vedere da uno bravo». Anche la domenica mattina Renzi non si nega una discussione on line con i suoi odiatori. Giovanni Cesaro lo provoca: «Prova a svegliarti alle 5 del mattino per andare in fabbrica a lavorare, ma solo per un determinato periodo tanto poi con il Jobs Act più di un tot di mesi non lavori. Prova». E lui, prima della messa con famiglia a Pontassieve, accende il pc per rispondere: «Gentile Giovanni, credo che Lei non abbia la minima idea di che cosa sia il Jobs Act». Subito dopo un altro utente, Antonino Biazzo, lo accusa di sfruttare la vittoria della Ferrari in F1, e l'ex premier risponde anche a lui: «Antonino, se io mi sveglio con mio figlio per vedere il Gran Premio e godo per il risultato non cerco di entrare nelle case degli italiani: condivido una gioia con amici reali e virtuali». Un altro gli dice che «a Palazzo Chighi non mi sembravi molto democratico», Renzi chiede spiegazioni, quello risponde ricordando «come è stato liquidato Cottarelli», e l'ex premier controreplica: «Prego? Ha chiesto di andare al Fmi e il governo ha esaudito la sua richiesta. Si informi».

Un lavoraccio discutere con la gente su Facebook, era meglio cenare con Obama e Michelle.

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