Politica

«Offeso da certi oppositori al Sì» Re Giorgio si sente ancora in carica

Anna Maria Greco

Roma Se Matteo Renzi ha un «padre» politico si chiama Giorgio Napolitano. Lui stesso gli riconosce questo ruolo, rispondendo in tv alle accuse di non essere stato eletto. «Sono andato al governo su richiesta del presidente Napolitano e con un voto parlamentare, con il Paese in una situazione di emergenza». Solo che, nella sua diretta a Rete 105, aggiunge che dall'allora capo dello Stato prese ordini precisi: «Mi ha detto: devi fare la riforma del lavoro, della legge elettorale, la riforma costituzionale e quella della pubblica amministrazione».

Frasi che scatenano reazioni polemiche, soprattutto dalla Lega. «Napolitano è il padre adottivo di Renzi - attacca il leader Matteo Salvini - l'inventore di Renzi, quindi abbia il pudore di tacere perché questa riforma che fa schifo è figlia sua».

Il clima è incandescente perché la campagna elettorale, più per il referendum di ottobre che per il voto amministrativo, è in corso. «Napolitano è imbarazzante», insiste Salvini. E il senatore del Carroccio Roberto Calderoli pretende che il senatore a vita smentisca le dichiarazioni di Renzi. «Sono gravissime. Significa che Napolitano ha travalicato tutti i poteri a lui attribuiti dall'articolo 87 della Costituzione, realizzando di fatto il presidenzialismo diretto o peggio ancora realizzandolo attraverso il suo prestanome Renzi, facendogli fare non il presidente del Consiglio ma di fatto la sua marionetta, messa lì sul palcoscenico anche se era lui, dietro le quinte a tirargli i fili».

Ma non smentiscono proprio niente Napolitano né Renzi. Anzi, il primo continua a spalleggiare l'altro su ogni presa di posizione. Il premier chiude il caso-Boschi sui partigiani «veri» che appoggiano la riforma costituzionale e gli altri che votano No? E Napolitano liquida le critiche sulla presunta «gaffe», rispondendo così ad una domanda: «Si figuri se io mi pronuncio su delle frasi. Mi dovrei pronunciare su molte frasi...». Poi un affondo agli avversari della riforma: «Ci vuole libertà per tutti e nessuno può, però, dire Io difendo la Costituzione votando No e gli altri non lo fanno, perché questo offende anche me. Mi reca un'offesa profonda». Il presidente emerito della Repubblica raccomanda «grande sobrietà e un po' più di pacatezza e obiettività», invitando a discutere «della riforma perché è importante, anzi necessaria per l'Italia».

Gli risponde su Twitter Renato Brunetta di Fi: «Napolitano può offendersi quanto vuole. Riforma Renzi-Boschi distrugge Costituzione. Chi vota Sì a referendum è complice di questo scempio». Dal Pd si risentono. «Coinvolgere il presidente emerito Napolitano, che appoggia il referendum di ottobre, è una volgare scorrettezza», dice Claudio Martini.

Lui, intanto, non rinuncia al presenzialismo, interviene sui temi caldi della politica interna e internazionale. All'inaugurazione a Milano di una mostra su Gramsci difende il buon nome di Angela Merkel.

«È molto di moda oggi - dice - il tema dell'egemonia tedesca in Europa. Si è parlato del rischio di un'Europa tedesca o di Europa dominata dalla Germania. Ma concedetemi di dire che questa è una bestemmia, perché il vero disegno di Europa tedesca era il disegno di Hitler.

Non si può parlare di un'egemonia ma semmai di una Germania europea».

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