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Quella prescrizione che snobbava è l'ancora di salvezza del sindaco

Da magistrato disse: "Voglio essere assolto nel merito". Fu condannato per aver spiato sei parlamentari

Quella prescrizione che snobbava è l'ancora di salvezza del sindaco

Adesso la partita si fa scivolosa. La sentenza della Consulta s'incrocia e si sincronizza ala perfezione con il verdetto atteso oggi davanti ala corte d'appello di Roma. È il cortocircuito fra politica e giustizia. De Magistris potrebbe afferrare all'ultimo minuto l'ancora di salvezza della prescrizione, già maturata, e sfilarsi di dosso la fastidiosa condanna a 15 mesi per abuso d'ufficio. Oppure, come sempre sbandierato nel passato, il sindaco potrebbe ribadire il no a qualunque compromesso e giocare i dadi alla roulette della giustizia. Tuto in poche ore, con una scelta non facile per l'ex pm che ha costruito le sue fortune sulla sua presunta purezza, sulla sua lontananza dai poteri forti, sulla sua incolmabile distanza dai metodi berlusconiani e dei tanti big che si sono sottratti ad una condanna proprio grazie alla clessidra del tempo.

De Magistris ha poche ore per decidere quale strada percorrere. Dopo la condanna fu subito disarcionato e sospeso in base alla legge Severino. Ma poi il Tar ha sospeso la sospensione e il primo cittadino è tornato al suo posto. Sembra di essere dentro una filastrocca, ma questa è la realtà del Paese, alle prese con le infinite interpretazioni della legge e l'interminabile groviglio di interpreti della norma anche dentro il perimetro della magistratura: a proposito il 23 ottobre dovrebbe pronunciarsi, ormai fuori tempo massimo, anche il tribunale civile.

Il primo cittadino sperava in una composizione del suo caso davanti alla Consulta, ma ora si trova con le spalle al muro. Il 21 novembre scorso, dopo il verdetto di primo grado, era stato categorico: «Voglio essere assolto nel merito e voglio che mi venga resa giustizia anche in sede penale». E ancora: «Sono stato condannato in primo grado», per la conduzione dell'inchiesta Why Not ai tempi in cui era un magistrato, «per aver svolto il mio dovere e sono certo di non aver commesso alcun reato».

Già stasera i giudici potrebbero assolverlo, restituendogli l'onore, o confermare la pena: in quel caso la ghigliottina della sospensione scatterebbe di nuovo. Inesorabile. Affidarsi alla lavagna della prescrizione garantirebbe invece all'ex pm la permanenza a Palazzo San Giacomo per l'ultimo scorcio del suo mandato. Un rompicapo, con un prezzo politico non indifferente. Per carità, va detto che la grande illusione del rinnovamento dipinto di arancione è ormai archiviata, il capopopolo con la bandana ha perso consenso e credibilità, si è trovato a gestire problemi più grande di lui e, va aggiunto, dei sindaci che l'hanno preceduto consegnandoli la solita lista delle emergenze irrisolte. Il countdown verso la fine di quella stagione è segnato dall'attesa delle elezioni amministrative di primavera. De Magistris uscirà di scena, con o senza prescrizione, così come Giuliano Pisapia, pure strattonato per rimanere, lascerà Milano. Il colore arancione non c'è più.

E quei voti sono in libera uscita.

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