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Ok al Senato dei 100. Mai più eletti a Palazzo Madama

Via libera all'articolo 2 del ddl. Crimi (M5S): "Non partecipiamo più ai lavori". Tensione in Aula, Grasso annuncia la linea dura

Ok al Senato dei 100. Mai più eletti  a Palazzo Madama

Nasce il «Senato dei 100». La linea dura mattutina da parte di Pietro Grasso. L'Aventino delle opposizioni. E poi lo «sprint» che porta fino a un primo traguardo: l'approvazione, nel tardo pomeriggio, dell'articolo 2 del provvedimento, quello che fa sì che i senatori non verranno più eletti direttamente dal popolo. In sostanza con la modifica dell'art. 57 della Costituzione prende forma la nuova veste di Palazzo Madama prevista dal patto del Nazareno: 100 membri in tutto di cui 74 consiglieri regionali, 21 sindaci e 5 personalità illustri nominate dal presidente della Repubblica.

Il ddl Riforme continua il suo iter in un crescendo di passioni e proteste, in uno scontro parlamentare tra i più accesi degli ultimi anni. Dopo la bagarre di giovedì con la forte contusione alla spalla della senatrice Laura Bianconi, urtata da un commesso, e il malore del leghista Nunziante Consilio, Pietro Grasso annuncia la linea dura: «Non accetto più allusioni alla conduzione d'aula da parte della presidenza. Procederò con un richiamo al primo accenno e poi sanzioni al secondo, fino all'espulsione».

Complice l'esaurimento dei tempi per le opposizioni e un approccio decisamente più sbrigativo, la prima ora dei lavori scorre via veloce e finalmente si riesce a chiudere il fatidico articolo 1. Grazie allo strumento del «canguro» - la regola che consente di far decadere tutte le modifiche simili dopo che ne è stato bocciata una - vengono eliminate ben 1.295 proposte di modifica, con un salto di oltre 560 pagine in un colpo solo. La tensione, però, inevitabilmente sale e le opposizioni imbracciano le armi della protesta. Essendo ormai spuntate quelle dell'ostruzionismo, causa esaurimento dei tempi, vengono adottate altre forme di dissenso. Il Movimento 5 Stelle si mette un bavaglio per protestare contro Grasso. La Lega e Sel abbandonano l'Aula: «O ci venite a dire che si cambia registro, o non partecipiamo più ai lavori», annuncia il senatore della Lega Sergio Divina. Corradino Mineo del Pd sceglie, invece, di restare in aula per manifestare il proprio «dissenso».

A quel punto è lo stesso Grasso a farsi carico della mediazione. Esce dall'aula lasciando la conduzione dell'aula a Valeria Fedeli e va a incontrare i dissidenti. Prima della sospensione mattutina, gli esponenti di Sel e Lega rientrano e il presidente del Senato dispone una sospensione dei lavori di tre ore per permettere a governo, relatori, maggioranza e minoranza di dialogare. Maria Elena Boschi offre la propria disponibilità al dialogo e apre a possibili modifiche. «Finalmente, dopo 17 giorni, hanno letto le nostre dieci proposte. Nei prossimi giorni ci daranno risposte concrete», spiega il capogruppo leghista Gian Marco Centinaio. «Nel frattempo non cambia il nostro giudizio». Una posizione a cui si accompagna la decisione di abbandonare l'aula per tutto il resto della giornata. Sipario definitivo anche sulla presenza dei grillini. «Nel momento in cui oggi è stata annullata l'ipotesi di un Senato elettivo ci concentreremo sulle questioni sostanziali del Paese» annuncia Vito Crimi.

«Non parteciperemo mai più ai lavori sul ddl riforme».

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