Cronache

Omicidio Loris, il gup sulla mamma: "Disprezzo e spietata furia assassina"

«L'ha ucciso senza pietà, ha nascosto il corpo e si è creata l'alibi»

Omicidio Loris, il gup sulla mamma: "Disprezzo e spietata furia assassina"

Il piccolo Loris Stival fu ucciso con «spietata furia omicidiaria e con determinazione e un disprezzo davvero glaciali». Per il gup Andrea Reale, che ha depositato le motivazioni della sentenza di condanna di Veronica Panarello, madre del bimbo, a 30 anni di reclusione, calza a pennello per lei la definizione del Riesame: «È una lucidissima assassina». E aggiunge: «È un'espressione persino benevola perché, oltre all'evidenza della piena capacità di intendere e volere, il giudice ritiene di potere evidenziare la pravità d'animo con cui la donna, senza alcuna pietà e senza un benché minimo pentimento, ha occultato il cadavere del figlio, ha inscenato un'ipotetica violenza sessuale e la scomparsa a opera di ignoti, ha cercato di accusare più persone a lei sgradite, ha occultato le tracce del reato» e si è costruita un alibi. La donna ha poi fornito versioni diverse ripetendole «senza tentennamenti» davanti al giudice che non crede ad «amnesie dissociative retrograde».

Per il gup è sì un processo indiziario, ma «la mole, la gravità, la precisione e la concordanza degli elementi di prova raccolti a carico della Panarello sono talmente eloquenti e significativi da consentire di superare ampiamente il vaglio probatorio, andando ben oltre ogni ragionevole dubbio» che l'assassina sia Veronica.

Alla base del figlicidio c'è una plausibile sindrome di Medea, «che colpisce il suocero, il marito e il figlio, in una spirale di cieca distruzione dell'idea di famiglia e dei valori che la stessa incarna». Per il gup Veronica ha trasferito in Loris e nel rapporto con lui «le frustrazioni e l'odio patito nella sua famiglia di origine. Il simbolo della genitorialità e della vita è diventato, in questa spirale e in un crescendo di inesorabile forza autodistruttiva, simbolo di oppressione e di morte, di distruzione di parte di sé, del proprio sangue, e in conclusione di se stessa e del suo ruolo di madre e moglie».

In 29 capitoli il giudice ricostruisce la vicenda processuale e, in merito all'accusa al suocero, Andrea Stival, di essere l'assassino, parla di «un espediente perfido e malvagio, capace di distruggere tutti gli ultimi baluardi affettivi della famiglia Stival».

La «spiccatissima capacità a delinquere» fa sì che il gup non conceda attenuanti se non lo sconto di pena dovuto al rito abbreviato.

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