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Per onestà non chiamatelo "reddito"

Per onestà non chiamatelo "reddito"

Sostiene l'enciclopedia (la Treccani) che il reddito è «l'utile che viene dall'esercizio di un mestiere, di una professione, di un'industria, da un qualsiasi impiego di capitale». E dev'essere vero, perché, direbbe Gesualdo Bufalino, l'enciclopedia è un libro d'onore. Dunque lo dobbiamo come equo compenso al nostro intelletto: non continuiamo a chiamarlo reddito di cittadinanza. Nel sussidio che i Cinque stelle vogliono approvare a ogni costo non c'è «mestiere, professione, industria» né «capitale».

Al contrario c'è l'assenza di tutto questo. Ma nell'epoca dove l'onestà è slogan non basta lanciare un appello, bisognerebbe scagliarlo, un sasso a frantumare il conformismo che ci fa strumenti, ripetitori umani della propaganda, cittadini della Repubblica del retweet. Se l'onestà è una categoria politica non vale la pena di applicarla per prima cosa al vocabolario? E allora, prima ancora di discutere di validità, opportunità e giustizia del reddito di cittadinanza, prima ancora di discutere nelle aule parlamentari, di inciderlo nelle travagliate tavole di una legge di bilancio, traduciamone il nome in un termine più trasparente, meno furbetto, soprattutto se davvero vogliamo chiedere onestà e impegno a chi dovrebbe in futuro percepirlo.

Culture più rigorose della nostra hanno strumenti simili di contrasto alla povertà. In Germania ad esempio si chiama «Arbeitlosengeld», parola composta dove si cita il lavoro, Arbeit, ma solo per riconoscere che lo si è perso. Letteralmente si traduce in «sussidio di disoccupazione». E anche gli inglesi e perfino i francesi inseriscono nell'espressione termini come «support» e «solidarité». I Cinque stelle, maestri del gioco di specchi della comunicazione social, hanno invece coniato un'espressione che è un falso storico, un abuso di vocabolario e soprattutto un esempio di ipocrisia. La lotta alla povertà è fine giusto, non c'è bisogno di mascherarla da reddito. Il provvedimento com'è concepito, può al massimo configurare una rendita, legata a una qualità oggettiva, il possesso di cittadinanza, che è diritto di nascita o meglio di parentela, vigente lo ius sanguinis. Di certo non deriva da attività o da investimento.

Spendiamo il possibile per aiutare, ma risparmiamo almeno l'ipocrisia.

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