Cronache

Le Ong ora rischiano maximulte e manette

La Mare Jonio e la Sea Watch sotto sequestro a porto di Licata
La Mare Jonio e la Sea Watch sotto sequestro a porto di Licata

Arresto in flagranza del comandante della nave in caso di resistenza o violenza contro una nave da guerra e sanzioni da 150mila a un milione di euro per le imbarcazioni che violino il divieto di ingresso, transito o sosta in acque territoriali: è quanto è stato stabilito ieri con l'approvazione dell'emendamento al Decreto sicurezza bis da parte delle commissioni Affari costituzionali e Giustizia della Camera. Due modifiche proposte dalla Lega alla luce di quanto è accaduto con la Sea Watch 3 e il suo capitano, Carola Rackete, giusto ieri sotto interrogatorio ad Agrigento.

Fino a pochi giorni fa si temeva, peraltro, che l'emendamento potesse non passare. A oggi, con l'approvazione delle modifiche al decreto, saranno tempi duri per le Ong, che non potranno più provare a sfondare eventuali blocchi navali imposti dal governo per tutelare la sovranità nazionale.

Ad applicare la normativa dovranno essere proprio le autorità di polizia giudiziaria preposte. Gli emendamenti sono stati studiati proprio per evitare un nuovo caso «Rackete».

A dichiarare guerra ai furbetti del salvataggio anche il Movimento 5 stelle, il cui emendamento, che prevede che le navi sequestrate in via cautelare possano essere subito affidate alle forze dell'ordine o armate (Polizia, Capitaneria o Marina militare) e che con la confisca definitiva diventino di proprietà dello Stato, è passato come gli altri.

Contrari agli emendamenti il Pd che, come Liberi e Uguali, ha abbandonato i lavori delle due commissioni. Nel corso della mattinata c'era stata una bagarre che ha vista coinvolta anche l'ex presidente della Camera, Laura Boldrini. Al centro delle polemiche il dilatarsi dei tempi della discussione, disposti dall'ufficio di presidenza. Si è passati da 5 minuti a 3 e da un minuto a 30 secondi per gli interventi a titolo personale.

«Abbandoniamo nostro malgrado, per denunciare la gestione delle commissioni fatta finora - ha chiarito Alfredo Bazoli, deputato del Pd della commissione Giustizia - e per il contesto di sgarbo istituzionale, visto che il ministro dell'Interno non trova tempo per venire a riferire in Aula sulla Russia e poi taglia i tempi per le opposizioni».

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