Cronache

Le Ong pronte al braccio di ferro

Alcune non firmeranno l'accordo: niente polizia sulle nostre navi

Le Ong pronte al braccio di ferro

Il braccio di ferro tra le Ong e il ministero dell'Interno prende forma. In vista della riunione di domani al Viminale, per parlare del codice di comportamento che indicherà ciò che le organizzazioni non governative potranno o non potranno fare nel Mediterraneo, alcune di loro fanno capire che non firmeranno il documento. Mentre Save the Children e Medici Senza Frontiere scelgono la via della trattativa, sperando di portare a casa modifiche che fanno al caso loro, quelle straniere, come Sea Eye e Sea Watch, puntano a «rompere qualunque intesa e proseguire i soccorsi così come avvengono oggi». Al centro delle polemiche due punti fondamentali: l'obbligo di ospitare a bordo agenti di polizia giudiziaria e il divieto di trasbordo in mare dei soccorsi. La prima misura, in modo particolare, non è vista di buon occhio. I controlli da parte delle autorità italiane, infatti, porterebbero alla luce eventuali irregolarità e potrebbero procurare non pochi fastidi alle Ong, accusate di andare a recuperare i migranti a poche miglia dalle coste libiche e, quindi, di facilitare il lavoro dei trafficanti di uomini. Il ministro dell'Interno, Marco Minniti, sul codice sembra categorico. Il messaggio del governo è chiaro: chi non firmerà il documento non potrà più entrare nei porti italiani e sarà segnalato alle autorità del Paese di appartenenza. D'altronde, le organizzazioni estere sembrano letteralmente infischiarsene. Perché ritengono che, una volta arrivati con navi cariche di immigrati di fronte alle coste italiane, potrebbero invocare violazioni al diritto internazionale e citare l'Italia per omesso soccorso. Anche se un atteggiamento fermo da parte del nostro Paese potrebbe farci invocare la legge non scritta sul pari trattamento da parte delle altre nazioni. Malta si rifiuta, infatti, di accogliere immigranti, lo stesso stanno facendo altri Stati europei. Insomma, vero è che siamo l'area più vicina al Nord Africa, ma la misura è colma l'atteggiamento prepotente di qualcuno non sarà preso alla leggera da Minniti. Anche se dalla riunione di domani si potrebbero avere sorprese inaspettate. Intanto, proprio il ministro dell'Interno oggi sarà a Tunisi. Dopo l'incontro con i sindaci libici per chiedere di collaborare nella lotta al traffico di esseri umani, il titolare del Viminale spera in un accordo «del gruppo di contatto» tra Europa e Nord Africa. All'incontro sarà presente anche il commissario alle migrazioni Dimitri Avramopoulos che ha fatto capire che si potranno già stanziare 200 milioni di euro per lo sviluppo dei Paesi interessati dal fenomeno migratorio e per rimpatri assistiti per coloro che non avranno diritto all'accoglienza.

Dopo anni di immigrazione incontrollata, finalmente un ministro passa alle azioni concrete e cerca soluzioni definitive. Sarà l'inizio di un percorso risolutivo?

Commenti