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Ong, riprende la guerra dei mari contro Salvini

Open Arms punta l'Italia, Alan Kurdi attacca il Viminale e Mediterranea è pronta a salpare

Ong, riprende la guerra dei mari contro Salvini

Prima la nave Alan Kurdi prende a bordo 40 migranti, poi la Open Arms, in due interventi, ne recupera 124, ed entrambe chiedono un porto sicuro all'Italia malgrado la politica dei porti chiusi, e, infine, c'è il tweet della Ong Mediterranea Saving Humans che, appena avuta notizia del dissequestro della nave Mare Jonio da parte della procura di Agrigento, scrive: «Salperemo il più presto possibile». Sembra una gara di sfide al Viminale che, per tutta risposta, ha emanato un divieto di ingresso, transito e sosta in acque territoriali per Alan Kurdi e Open Arms, e ci si può scommettere che farà altrettanto per la mare Jonio in caso di richiesta di approdo.

Ieri pomeriggio, però, la Alan Kurdi di Sea Eye ha mollato il braccio di ferro col Viminale e così, se dopo avere rifiutato Tripoli come porto messo a disposizione dalla guardia costiera libica, aveva puntato su Lampedusa per lo sbarco, mantenendosi a 20 miglia, ha deciso di fare rotta verso Malta. A bordo c'è un bambino di 4 anni, Djokovic, del Camerun con una ferita d'arma da fuoco alla spalla di 10 centimetri. «Queste sono le persone da cui l'Italia deve essere protetta» scrive su Twitter Golan Isler, portavoce della nave battente bandiera tedesca. Nella «battaglia» tra il Viminale e le Ong questa decisione di condurre il piccolo a Malta potrebbe aprire un nuovo dibattito europeo.

«Abbiamo salvato 40 persone, 15 dei quali sono minori e in particolare necessità di protezione. Due di loro sono sopravvissuti al raid aereo di Tajura e ora sono tenuti in ostaggio da Salvini - dice Isler -. Non offriremo a Matteo Salvini un'altra base per un nuovo indegno show. Ci assumiamo seriamente le nostre responsabilità verso le persone salvate e ora andiamo a Malta. Abbiamo ancora le provviste e il diesel necessari per arrivarci e quindi possiamo prendere da noi questa decisione».

Il ministro dell'Interno viene visto come un «uomo molto pericoloso» che «usa la bandiera della nostra nave e abusa della difficile situazione dice Isler - sulle spalle delle persone portate in salvo, per un conflitto politico con la Germania Ha bisogno di immagini di un nemico per le sue politiche populiste. Tra queste ci sono le organizzazioni umanitarie come Sea Eye, i migranti e i vicini dell'Ue».

La catalana Open Arms ha a bordo 124 migranti soccorsi in due diverse operazioni. Nella prima, come ha riferito il fondatore dell'organizzazione, Alan Camps, il gommone con a bordo 55 persone, stava imbarcando acqua a 70 miglia da Zuwarah. Nel secondo intervento sono state recuperate 68 persone «con segni evidenti delle torture subite in Libia. Due bimbi, due donne in stato di gravidanza, una di 9 mesi con contrazioni».

Una nuova sfida per il Viminale si profila all'orizzonte con Mediterranea Saving Humans ora che la mare Jonio, ferma a Licata dal 13 maggio, è stata dissequestrata: «Abbiamo bisogno di tempi tecnici per riorganizzarci dice la portavoce Alessandra Sciurba - e salperemo prima possibile». Nel maggio scorso, il procuratore aggiunto di Agrigento, Salvatore Vella, e il pm Alessandra Russo avevano convalidato il sequestro probatorio dopo uno sbarco a Lampedusa. Gli inquirenti avevano contestato al comandante e all'armatore il favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e due violazioni del codice della navigazione. Non è ancora tutto per il Viminale.

Anche la Ocean Viking, la nave messa in mare da Sos Mediterranee e Msf, è salpata da Marsiglia e si sta dirigendo verso le acque libiche.

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