Politica

Open Arms lascia, il Mediterraneo senza le Ong

«Politiche disumane, ci spostiamo in Spagna». A Riace soldi dal governo per l'accoglienza

Gian Micalessin

Sul ponte sventola bandiera bianca. E i tempi, per dirla sempre con Battiato, stanno veramente cambiando. Da ieri davanti alle coste della Libia non naviga più una sola imbarcazione al servizio delle Ong. La ritirata in Spagna della nave di Proactiva Open Arms, annunciata ieri, segna la definitiva sconfitta della flotta pseudo-umanitaria che dall'estate 2015 incrociava davanti alle acque di Tripoli. Una sconfitta salutata con toni trionfalistici da Matteo Salvini: «Ora in mare scrive il ministro dell'Interno in un tweet - non è rimasta più nessuna Ong. Abbiamo fatto più noi in tre mesi di governo che il Pd in 5 anni. Andiamo avanti, senza paura, non saranno inchieste o minacce a fermarci!».

A ridimensionare l'entusiasmo del ministro ci ha pensato il sindaco di Riace Mimmo Lucano annunciando il possibile sblocco da parte del Viminale dei finanziamenti ai progetti di accoglienza della cittadina considerata un simbolo mondiale di integrazione. Sul fronte delle Ong la vittoria del ministro dell'Interno è comunque completa. L'abbandono del fronte libico e la decisione di ritirarsi in Spagna per dedicarsi «alle operazioni di salvataggio nello Stretto di Gibilterra e nel Mare di Alboran» sono stati annunciati ieri dalla stessa Proactiva. A dar retta all'organizzazione «l'avvio di politiche disumane ha provocato non solo la chiusura dei porti di Italia e Malta, ma la paralisi di numerose organizzazioni umanitarie, come pure l'aumento del flusso migratorio verso il sud della Spagna». Nei giorni scorsi anche Aquarius, la nave di Sos Mediterranee e Medici Senza Frontiere, era stata costretta all'indietro tutta. A causare il blocco della nave - noleggiata da una Ong francese e battente bandiera di Gibilterra pur essendo di proprietà della società armatrice tedesca Hempel Shipping Gmbh - era stata la sua situazione di evidente irregolarità. Che s'era fatta ancor più imbarazzante dopo l'annuncio di Gibilterra di volerla cancellare dai propri registri navali e la decisione dell'armatore di trasferirne l'iscrizione a Panama. Una decisione che avrebbe costretto Medici senza Frontiere e Sos Mediterranee a navigare sotto una bandiera simbolo, per definizione, d'una precaria legalità.

A rendere evidente le numerose anomalie delle navi Ong aveva contribuito anche la vicenda di Mv Lifeline messa sotto sequestro a Malta dopo la scoperta che la registrazione a fini turistici nei registri olandesi non le consentiva attività di soccorso in mare. Un'irregolarità costata l'arresto al suo capitano Claus Peter Reisch sbattuto in galera dopo l'arrivo nel porto di Valletta a fine giugno. Le evidenti violazioni del diritto del mare che hanno spinto Malta a chiudere i suoi porti alle Ong bloccano a La Valetta anche Seefuchs, un altro vascello registrato in Olanda a cui il ministro delle infrastrutture Danilo Toninelli aveva interdetto l'accesso ai porti italiani. Il primo a pretendere una regolamentazione delle imbarcazioni delle Ong era stato lo scorso anno il ministro dell'Interno Marco Minniti varando un codice di condotta che Medici Senza Frontiere si era rifiutata di firmare. Dopo quel primo segnale di ostilità e le indagini di alcune procure sulle sospette collusioni con i trafficanti di uomini, l'attività delle Ong si era già considerevolmente ridimensionata. E il Moas, la prima Ong a mettere in mare nel 2015 una propria nave, era stata anche la prima, lo scorso settembre, ad andarsene.

Ora, quasi un anno dopo, la battaglia iniziata da Minniti e continuata da Salvini può finalmente dirsi conclusa.

Commenti