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Le opzioni di Renzi dopo la sconfitta al referendum

Dimissioni congelate e segreteria del Pd: le ipotesi al vaglio del premier:

Le opzioni di Renzi dopo la sconfitta al referendum

Il quadro sarà più chiaro stasera, dopo il Consiglio dei ministri e soprattutto il nuovo incontro al Quirinale tra il presidente della Repubblica e il premier Matteo Renzi.

La strada indicata dal presidente del Consiglio al momento prevede un iter breve per le dimissioni: l'orientamento è quello di non restare a palazzo Chigi per un lungo lasso di tempo, ma sul tavolo del Colle e di palazzo Chigi si stanno valutando i pro e i contro delle mosse da compiere.

L'ipotesi è quella di accelerare sull'iter della legge di bilancio, arrivare ad un rapido via libera al Senato con una fiducia tecnica. "Vi sono di fronte a noi impegni e scadenze di cui le istituzioni dovranno assicurare in ogni caso il rispetto, garantendo risposte all'altezza dei problemi del momento", ha sottolineato Sergio Mattarella. Renzi quindi potrebbe restare fino al via libera della manovra.

Ma sono diverse le opzioni che si stanno ponderando in queste ore: la via di una crisi lampo viene valutata anche in vista delle possibili ripercussioni sui mercati. Opzioni che passano anche per la tenuta del Pd e per la decisione di Renzi sul suo ruolo al partito. Fonti parlamentari dem questa mattina non scartavano l'idea di un segretario con l'intenzione di presentarsi dimissionario alla direzione dem, ma i renziani ribadiscono che non sarà quella la direzione.

Il premier ha visto ministri e "big" del Pd, tirerà le somme mercoledì pomeriggio, quando ci sarà la direzione Pd. Ma è anche l'ala che fa capo a Franceschini a consigliargli prudenza. "È il capo di una comunità, non è che ci può piantare lì", spiega un senatore. "Renzi deve digerire la sconfitta ma ripartirà da 13 milioni di voti", ripetono i fedelissimi del segretario. Sullo sfondo c'è sempre la possibilità di anticipare il congresso.

"Prima di fare una scelta simile analizzi i motivi per cui ha perso, a partire dalle politiche di governo e non solo dallo stop sulle riforme", avvertono i bersaniani.

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