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Ora anche Prodi si ricrede e riabilita il Cavaliere

La confidenza del Prof: l'ex premier argine decisivo a populismo e demagogia

Ora anche Prodi si ricrede e riabilita il Cavaliere

Non so voi, ma io sono convinto che il tempo sia galantuomo. Prendete il caso dei rapporti tra Berlusconi e Prodi. Per anni, l'uno era il Milan, l'altro la Juve, tanto la loro rivalità era accesa. Chi poteva mai immaginare che, un giorno, il Professore avrebbe potuto dialogare con il Cavaliere senza doverlo guardare in cagnesco? Ma oggi, auspici i rottamatori renziani del Pd (vedi il blitz fallito contro il governatore di Bankitalia, Visco, che ha messo in difficoltà pure il Quirinale), persino Romano, stando a quanto sussurrano le antiche mura di Bologna, si sta in parte ricredendo. E, confidandosi, ha finito, in un certo senso, per ammettere il nuovo ruolo che i mass media (e non solo) assegnano a Silvio: una specie di argine contro un certo populismo e quella dose di demagogia che stanno dominando lo scenario politico all'indomani del varo del «Rosatellum bis».

Il vento sta davvero cambiando se pure il fondatore dell'Ulivo è costretto a lanciare un ramoscello di pace all'indirizzo di Arcore. A questo punto prevedo che anche altri antiberlusconiani, magari dell'ultim'ora, cercheranno di adeguarsi ammettendo che la vittoria di Berlusconi potrebbe diventare il male minore anche per loro. Cosa ne pensano, al riguardo, tutti quegli affossatori che nel 2011 avevano osannato allo sbarco a Palazzo Chigi di Mario Monti?

Un fatto è certo: l'ex premier emiliano, chiamato anche «Mortadella» - e non è un caso che lanciò il suo progetto politico nei locali sopra una salsamenteria di Bologna che aveva fatto venire l'acquolina in bocca anche a un inappetente Montanelli -, in qualche occasione ha già dimostrato di essere onesto intellettualmente. Ha, così, rivalutato antichi «nemici» come nel caso di Enrico Cuccia, il piccolo-grande banchiere di Mediobanca che Prodi riabilitò dopo averlo combattuto aspramente quando era presidente dell'Iri. Tanto che allorché lasciò la guida del gruppo pubblico, andò a rendere omaggio di persona al suo grande avversario in via Filodrammatici.

Accadde il 29 settembre del 1989, un altro mitico 29 settembre come quello della canzone di Battisti. All'inizio, il Grande Vecchio l'accolse con una certa aria di rivalsa e, parlando in francese, gli disse: «C'est la visite d'adieu, monsieur le President!». Ma poi l'incontro filò via liscio e, tra illuminate citazioni di Maritain e frasi in latino, alla fine i due sembravano diventati amici da una vita. Proprio Cuccia diceva sempre che, in finanza, le azioni si pesano e non si contano: è quello che oggi sta succedendo anche nel mondo della politica con Silvio che, nel caos generale, acquista peso anche tra gli avversari.

Berlusconi, così come Prodi, è sempre stato disposto al dialogo: chissà, quindi, se, prima delle prossime elezioni politiche, ci sarà una nuova Teano, un incontro tra il Professore e il Cavaliere: una specie di big match Milan-Juventus magari giocato in campo neutro.

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