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Ora Hofer cerca di ribaltare l'Austria

Il candidato nazionalista ha promesso un referendum per l'uscita del Paese dall'Ue

Ora Hofer cerca di ribaltare l'Austria

Sei milioni e quattrocentomila elettori austriaci sono chiamati domani a votare (anzi: a ri-votare) per eleggere il loro presidente della Repubblica. La notizia, con il dovuto rispetto per i nostri vicini d'oltralpe, non meriterebbe particolare attenzione se non fosse per una duplice insolita evenienza: in Austria si torna a votare in seguito all'annullamento delle precedenti elezioni per vizi formali (fatto infrequente in un Paese ben organizzato e a basso livello di corruzione) e per scegliere tra un candidato europeista e di sinistra - il verde Alexander Van der Bellen - e uno ultranazionalista e dichiaratamente anti-Ue. Quest'ultimo, Norbert Hofer, è il vero protagonista della giornata di domani. Tutti parlano di lui, speranza di una svolta liberatoria per una metà degli austriaci oltre che per molti in altri Paesi europei, e spettro dell'avvio del disfacimento della costruzione europea per il campo opposto.

Lo scorso 22 maggio Hofer aveva perso con uno scarto minimo (31.026 voti per l'esattezza) le presidenziali e Van der Bellen era stato nominato capo dello Stato, salvo subito decadere in seguito all'accoglimento del ricorso dello sconfitto. Il sollievo del campo europeista si era così tramutato in sgomento: il 45enne Hofer, volto pacato e rassicurante del partito nazionalista di destra Fpö che fu di Jörg Haider e che ha ora come leader il provocatorio e aggressivo Heinz Christian Strache, avrebbe avuto tutto il tempo riaffilare le sue armi e trasformare di fatto l'Austria in un'ispirazione per il campo antieuropeo.

Tra le armi di Norbert Hofer primeggia uno stile elegante e garbato, con il quale sa porre in termini misurati questioni esplosive. Mette in chiaro che bisogna arginare «l'invasione degli immigrati», ma evita di scadere apertamente nel razzismo; tutti gli attribuiscono l'intenzione di far uscire l'Austria dall'Unione Europea (evento già battezzato Oexit), ma lui precisa che proporrà un referendum in tal senso «solo se l'Ue diventerà più centralizzata»; non manca infine di ricordare le sue simpatie per Putin (che in Europa ormai non fanno più notizia) e per Trump (già più originali). Un esempio della sua retorica l'ha fornito chiudendo la sua campagna elettorale alla Borsa di Vienna, dove ha esortato «a liberarci della vecchia polvere e a tornare a essere orgogliosi di essere austriaci». Questo però - ha subito aggiunto quasi per compensazione - «non significa screditare gli altri Paesi».

Garbo ed eleganza, con l'avvicinarsi dell'appuntamento con le urne, possono però andare a farsi friggere anche nella Felix Austria. È quanto è accaduto l'altra sera in occasione dell'ultimo faccia a faccia televisivo tra i due candidati, tuttora divisi secondo i sondaggi (per quello che valgono) solo da qualche decimale. Van der Bellen ha accusato il suo avversario di nascondere le sue vere intenzioni e di voler effettivamente far fare al Paese un balzo nel buio e ha ricordato che l'Europa «è un progetto di successo che non deve esser messo a repentaglio». Hofer non si è più controllato e ha anzi rilanciato, accusando il leader del Verdi di essere «una spia sovietica» (suo padre era un nobile russo di origini olandesi) e «un comunista». Il moderatore, imbarazzato, ha dovuto chiedere ai contendenti di usare un linguaggio più consono al ruolo che ambiscono a ricoprire.

Al di là della forma, la questione di sostanza va ben oltre gli angusti confini austriaci. Una vittoria di Hofer rappresenterebbe infatti un forte incoraggiamento per il campo anti-Ue in tutti i Paesi europei. Dall'Olanda alla Romania, dalla Francia alla Germania, una serie di importanti appuntamenti elettorali potranno essere condizionati dall'esempio dato da Vienna. Per non parlare dell'Alto Adige, del cui ritorno all'Austria Strache - che ambisce a diventare cancelliere sull'onda di un successo del compagno di partito Hofer - fa un punto d'onore nazionale.

A Bolzano, l'ultradestra germanofona attende con ansia.

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