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Ora i jihadisti ci minacciano: «Quel cronista è contro di noi»

Un collega del «Giornale» nel mirino dei fanatici sul web Ma lui replica: «Quello che conta è raccontare la verità»

Ora i jihadisti ci minacciano: «Quel cronista è contro di noi»

Ci tiene ad attenuare la portata degli eventi Fausto Biloslavo, perché da consumato cronista di guerra, e da profondo conoscitore della realtà islamica, preferisce non perdere di vista l'unico obiettivo di un giornalista concreto: «Raccontare la verità, per quanto scomoda possa apparire all'atto pratico». Senza condizionamenti di alcun tipo. Eppure nei giorni scorsi Biloslavo, che il terrorismo radicale l'ha visto in faccia in centinaia di reportage nelle zone più calde del mondo, e che l'orrore l'ha vissuto in prima persona nei 7 mesi di prigionia a Kabul, è diventato bersaglio di una frangia dell'Islam in salsa italica. È accaduto dopo gli articoli apparsi sul Giornale sulle vicissitudini della «spada di Allah», all'anagrafe Luca Aleotti, convertito di Reggio Emilia, indagato per terrorismo internazionale dalla procura di Bologna. Come ha raccontato Biloslavo, raccogliendo una nutrita documentazione, Aleotti ha pubblicato su Facebook bandiere nere, disprezzando i musulmani che piangono le vittime di Parigi, e postando una domanda dai toni inquietanti: «Ma quando muore Berlusconi?». Il suo appartamento di Reggio Emilia, che divide con la madre di origini marocchine, è stato perquisito dalla Digos. Aleotti risulta indagato per la partecipazione a un'associazione terroristica denominata Jabat Al Nusra d'ispirazione qaedista, che si proponeva il compimento di atti di violenza con finalità di terrorismo. L'uomo si è difeso nel corso di un'intervista raccolta ieri dal quotidiano Reggio Sera, sostenendo di non avere rapporti con l'Isis e che «le indagini hanno riscontrato che non ci sono elementi per considerarmi un terrorista», ma nel frattempo alcune pagine di Facebook come Islam Italia e Cronache Islamiche hanno messo nel mirino proprio Biloslavo, per intimorirlo. I post sono tutt'ora online, a fianco di altri che promettono «castighi dolorosi» agli alleati arabi dell'occidente o che trovano giustificazioni nel «bruciare vivi gli apostati». Il blog Islam Italia ha condiviso la cover del giornalista triestino corredandola con la frase «questo giornalista scrive le sue storie contro i musulmani in Italia. I suoi seguaci sono ancora peggio». Il blog Cronache Islamiche invece, ha espresso solidarietà «al fratello Luca Aleotti», a loro dire calunniato da «vili parassiti che si fanno chiamare giornalisti, con particolare riferimento al Giornale di Sallusti». Le minacce, più o meno velate, tracciano uno scenario che non può essere sottovalutato. Saranno state pure «di pancia» le reazioni redatte sui blog nei confronti di Biloslavo, ma lasciano emergere una propaganda attiva ben definita. «Siamo di fronte a un mondo che fino a qualche tempo fa non conoscevamo», aggiunge il giornalista. Quello degli islamici di terza generazione, frequentatori di un web che diventa canale preferenziale per i reclutatori, come del resto sta accadendo in altre parti d'Europa (Francia, Belgio e Spagna in prima battuta). Non cani sciolti, come sa bene la Digos, ma giovani motivati che potrebbero non limitarsi a semplici esternazioni per passare all'atto pratico e all'integralismo.

Proprio per queste ragioni gli inquirenti stanno monitorando i blog che hanno minacciato l'inviato del Giornale e anche altri social sospetti per scoprire se dietro alle pagine si nascondano elementi collusi con gli uomini di Al Baghdadi.

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