Elezioni Politiche 2018

Ora Padoan "si iscrive" ai dem e non esclude la candidatura

Il ministro «tecnico»: «Se qualcuno me lo chiede...»

Ora Padoan "si iscrive" ai dem  e non esclude la candidatura

Roma - Elogia Renzi, difende la Boschi, apre a possibili larghe intese post-voto.

Con un'ampia intervista al Corriere della Sera, il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan - il tecnico per eccellenza degli ultimi governi di centrosinistra, fa un passo verso la politica e «non esclude» di candidarsi se qualcuno (il Pd) glielo chiederà.

Negli scorsi mesi la tensione tra il titolare dell'Economia e il leader del Pd è affiorata più volte, sebbene mai apertamente, su molte questioni: i rapporti con l'Unione europea («Sbattere i pugni sul tavolo non fa parte del mio carattere», aveva detto Padoan), le politiche fiscali (memorabile lo scontro sull'ipotesi, avallata dal ministro, di aumentare l'Iva), e naturalmente nomine delicate come quella del governatore della Banca d'Italia, con Padoan schierato per Visco e Renzi contro. Sembravano ormai archiviati i tempi in cui Padoan chiamava l'allora premier «il mio giovane capo» e i due duettavano in conferenza stampa.

Recentemente, alcune caute dichiarazioni davanti alla commissione Banche sul caso Etruria («Non ho autorizzato nessuno e nessuno mi ha chiesto autorizzazioni») erano state interpretate come un modo per scaricare la ex ministra Maria Elena Boschi. Ma ora Padoan smentisce pubblicamente quella lettura: «Non intendevo assolutamente questo», replica a chi gli chiede se la Boschi dovrebbe dimettersi. «Volevo dire una cosa banale: il problema di autorizzazione semplicemente non si pone, non è che dovessi autorizzare nessuno». E ricorda che la bufera bancaria italiana, alla fine, si è ridotta alla crisi di «sette banche su seicento»; che «i risparmiatori sono stati salvati e gli obbligazionisti rimborsati» grazie al governo e nessuno ha perso una lira, tranne gli azionisti, e che «il Wall Street Journal scrive che le banche italiane non sono più un problema».

Ma è su Renzi e la sua opera di governo che il ministro spende le parole più elogiative: «Ha dato una scossa all'Italia. Il nostro rapporto? Molto interessante, faticoso, stimolante. Sempre dialettico». Ricorda alcuni disaccordi, come quello sugli 80 euro: «Io avrei tagliato prima le tasse alle imprese, in modo che assumessero. Ma Renzi disse: no, siamo in una fase recessiva, dobbiamo sostenere le famiglie, e impose gli 80 euro: devo riconoscere che aveva ragione lui». Ora al governo c'è Gentiloni, e Padoan auspica ci resti a lungo, e spiega che - se dopo il voto ci saranno «mesi e mesi» di trattative inconcludenti per farne un altro - l'Italia potrebbe comunque «reggere» a patto che «l'attività di governo continui nella sua normalità, e non solo per l'ordinaria amministrazione». Non si scandalizza per eventuali «larghe intese» con Berlusconi: «In un quadro di elevata incertezza non si può escludere nulla». E apre persino alla flat tax: «Una semplificazione delle aliquote fino a una sola, meglio due, la esplorerei». A patto che si mantenga l' «equilibrio della finanza pubblica».

E se boccia l'aliquota del 15% di Salvini, quella del 25% sostenuta da Berlusconi «sarebbe meno insostenibile».

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