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Ora il Pd tende la mano al Movimento 5 Stelle: "Sì al decreto Dignità"

La componente renziana è contraria, ma Orlando e altri big dem spingono per l’asse con i pentastellati

Ora il Pd tende la mano al Movimento 5 Stelle: "Sì al decreto Dignità"

Votare sì al Decreto Dignità per mettere i primi (?) mattoncini della convergenza tra Partito Democratico e Movimento 5 Stelle, incrinando così l’asse di governo tra i pentastellati e la Lega. È l’idea, più che concreta, del Pd, o meglio di una sua parte. Quella che fa capo ad Andrea Orlando e Michele Emiliano. La cosa, però, non sconfinfera Renzi e i suoi che si dicono contrari all’eventuale mossa del partito. E anche l'attuale segretario Maurizio Martina boccia l'idea e il Dl: "Non penso che il decreto dignità sia votabile per i contenuti annunciati. Non affronta i veri nodi ancora aperti in particolare per sostenere sul serio il lavoro stabile".

A raccontare il retroscena è Maria Teresa Meli sul Corriere della Sera, che spiega come i dem siano – nuovamente e ovviamente – spaccati in merito alla legge di Luigi Di Maio, approvata dal consiglio dei ministri ma non ancora pubblicato in Gazzetta Ufficiale. Perché? Perché non essendoci (ancora) le coperture, non è arrivato l'imprescindibile beneplacito della Ragioneria dello Stato.

Il Decreto Dignità piace al Pd

L’ex ministro della Giustizia Orlando dice: "Noi dobbiamo fare da sponda ai grillini quando fanno cose di sinistra, perché dobbiamo puntare a staccarli dalla Lega. E questo decreto incide negativamente sulla base sociale del Carroccio, perciò per quale motivo dovremmo cavargli le castagne dal fuoco dicendogli solo dei ‘no’?". Il piddino, dunque, aggiunge: "Ormai quando vai alle assemblee di partito e dici che bisogna confrontarsi con i 5 Stelle scattano gli applausi. Prima i nostri erano contrari, ora anche i renziani battono le mani".

Ed è d’accordo anche uno come Francesco Boccia, vicino al governatore della Puglia Emiliano: "Ci sono parti di questo decreto che non si possono non votare. Certo poi ci vorrà una norma transitoria che riguardi la stretta sui contratti a termine.

Noi invece di opporci al provvedimento dovremmo proporre questa norma transitoria e favorire l’accordo tra il governo, la Confindustria e i sindacati".

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