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L'ultimo delirio delle toghe: Salvini si ritrova indagato

Le accuse del pm di Agrigento pure al capo di gabinetto: sequestro di persona, arresto illegale e abuso d'ufficio

L'ultimo delirio delle toghe: Salvini si ritrova indagato

Salvini è ufficialmente nel mirino. Prima il classico «favorisca i documenti», quando nel pomeriggio il ministro dell'Interno ha reso noto che la Procura di Agrigento gli aveva chiesto i suoi dati anagrafici, preludio ad atti ufficiali. Poi, in serata, le roboanti accuse sono state formalizzate: sequestro di persona, arresto illegale e abuso d'ufficio. Nel registro degli indagati è finito pure il capo di Gabinetto di Salvini, il prefetto Matteo Piantedosi. Ma l'inchiesta è stata trasmessa per competenza al tribunale dei ministri di Palermo, visto che il principale indagato è il titolare del Viminale. «Trasmissione doverosa», precisa una nota della Procura di Agrigento.

È la punta dell'iceberg di un assalto giudiziario collegato al caso Diciotti. Tre procure coinvolte, anzi quattro. Il Csm e l'Anm. Ed esposti che spuntano come funghi. Anche se il reato forse non c'è, o se le accuse non reggono. Parlare di «sequestro» o di «arresto illegale» suona strano, visto che si parla di migranti il cui status è da accertare, e che dunque, al momento, non sarebbero comunque liberi di circolare nel Paese. Matteo Salvini però l'ha detto: non si lascia spaventare, non desisterà dalla linea dura. Dal fronte delle carte bollate in realtà non sembra aver molto da temere. Di certo, però, l'arma giudiziaria si è messa in moto. Ieri il procuratore di Agrigento, Luigi Patronaggio, era venuto nella Capitale per sentire alcuni funzionari del Viminale come persone informate sui fatti nell'ambito dell'indagine relativa allo stallo sulla nave Diciotti. Agrigento non è la sola a indagare. Anche la Dda di Palermo ha aperto un fascicolo sulla vicenda, seppure ipotizzando un reato che non sembra puntare al Viminale, anzi: associazione per delinquere finalizzata al traffico di migranti e al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. E a Catania si indaga per «atti relativi», tra gli esposti a pioggia che arrivano nella procura della città che «ospita» in rada la Diciotti. Anche Roma, peraltro, stando al Messaggero, avrebbe aperto un fascicolo d'indagine, relativo però allo sbarco della stessa Diciotti dello scorso luglio a Trapani, che fu autorizzato solo con sette giorni di ritardo. E poi c'è il Csm. Ieri Valerio Fracassi, Claudio Galoppi, Aldo Morgigni e Luca Palamara, consiglieri dell'organo di autogoverno della magistratura, hanno chiesto di portare la vicenda al plenum del 5 settembre. E per i quattro l'intervento del Csm sarebbe necessario «per tutelare l'indipendenza della magistratura e il sereno svolgimento delle attività di indagine».

Ieri intanto, il procuratore Patronaggio ha ascoltato, in procura a Roma, il capo del dipartimento Libertà civili e immigrazione, Gerarda Pantalone, e il vicecapo del dipartimento, Bruno Corda. Dopo tre ore di faccia a faccia, il procuratore è andato via senza fare dichiarazioni. Salvini, intanto, non sembra innervosito dall'assalto. Così, dopo che due giorni fa aveva invitato i magistrati siciliani a sentire direttamente lui («Interrogasse me»), ieri ostentava sicurezza: «Ogni denuncia è per me una medaglia al valore». L'ultima, ieri, quella per l'esposto dell'ex generale dei Carabinieri Antonio Pappalardo, «convertito» ai forconi.

A Patronaggio che chiede i suoi estremi anagrafici, Salvini invece replica su Facebook spiegando che quei dati può darglieli lui: «Matteo Salvini, nato a Milano il 9/3/1973, residente a Milano in via xxx, cittadinanza italiana. Se vuole interrogarmi, o magari arrestarmi perché difendo i confini e la sicurezza del mio Paese, ne sono fiero e lo aspetto a braccia aperte!». Sulle esternazioni del ministro interviene la giunta dell'Anm, l'Associazione nazionale magistrati: «Interferenza nelle prerogative dell'Autorità Giudiziaria».

E ancora: «Nessun altro soggetto può sostituirsi ai magistrati, né suggerire o dettare le strade giudiziarie da percorrere».

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