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Ora è scontro tra procuratori: Siracusa smentisce Catania

Giordano: "Non risultano collegamenti tra trafficanti e Ong sugli immigrati". Oggi il Csm processa Zuccaro

Ora è scontro tra procuratori: Siracusa smentisce Catania

Roma - Il procuratore di Siracusa, Francesco Paolo Giordano, non conferma i sospetti del collega di Catania Carmelo Zuccaro, sul soccorso ai migranti delle ong. «Non ci risultano - spiega nell'audizione alla commissione Difesa del Senato - asseriti collegamenti obliqui o inquinanti con trafficanti, né per quanto riguarda ong, né parti di ong». Il capo della procura siracusana dice di non aver «alcun riscontro investigativo», anche su legami «con cooperative che gestiscono servizi di accoglienza». Sulla stessa linea il responsabile del Gruppo interforze di contrasto all'immigrazione clandestina, spiega il sostituto commissario Carlo Parini.

Ma il caso scoppiato dopo le dichiarazione ai media di Zuccaro è già politico, con uno scontro che sembra dividere il governo, malgrado le smentite del ministro Roberta Pinotti e oppone Pd e M5S alla Lega.

Del procuratore di Catania si occuperà oggi il comitato di presidenza del Csm, per valutare l'apertura di una pratica in prima commissione chiesta dal vicepresidente Giovanni Legnini e di una, con fine opposto di tutela del magistrato, proposta dal laico di Fi Pierantonio Zanettin. «Se il Csm sanziona disciplinarmente Zuccaro, andiamo a Roma», avverte Matteo Salvini.

Il presidente leghista del Copasir Giacomo Stucchi deve smentire quel che ha detto domenica il leader del Carroccio: «notizie prive di fondamento», quelle su un dossier dei servizi segreti italiani che attesti rapporti tra scafisti e ong. Ma il leghista Gian Marco Centinaio chiede che il premier Paolo Gentiloni riferisca nell'aula del Senato, Salvini chiama «nuovi schiavisti del Duemilla» quelli che «fanno quattrini con i migranti» e Gianluca Pini preannuncia una mozione per chiedere un intervento del governo. Perchè i migranti, chiede, « vengono scortati nei porti italiani e non in quelli più vicini di Tunisia e Malta, in palese violazione del codice della navigazione?». Il M5S attacca la Lega, come il Pd, ma oggi depositerà in parlamento una proposta di legge per dare più poteri di polizia giudiziaria a marina e guardia costiera.

«Mai con la polizia giudiziaria a bordo», reagisce Loris De Filippi, presidente di Medici Senza Frontiere Italia. L'ong, che si dice «indignata» per le accuse, ieri ha partecipato all'audizione in Senato, con Amnesty international, mentre tre organizzazioni tedesche hanno rifiutato l'invito a chiarire chi siano i loro finanziatori.

Giordano nell'audizione ricorda che negli ultimi tre anni è «cresciuta la percentuale di soccorsi dalle navi delle ong: era il 12,6% nel 2015, è stata il 14,3% l'anno scorso, si è impennata al 28,1% nei primi mesi di quest'anno». Precisa: «Certo, c'è ong e ong, alcune hanno un atteggiamento molto collaborativo, altre meno, ma non l'abbiamo interpretato come un ostacolo alle indagini, più ma come atteggiamento ideologico, di coerenza col loro essere favorevoli al migrante e non alla polizia».

Il procuratore parla anche del «nuovo flusso migratorio di 50-60 persone alla volta, che viaggiano su barche a vela di 14-15 metri, molto ben equipaggiate, governate da scafisti ucraini o russi, che partono dalle coste della Turchia e arrivano in Calabria e Puglia». Sono professionisti soprattutto siriani che hanno denaro per non rischiare troppo sui gommoni. Nel 2016 gli arrivi sono stati almeno 20. Al pm non risulta di transponder spenti a bordo delle navi delle ong, nè di strumenti di intelligence estranei al salvataggio dei migranti in particolare sui mezzi della Moas, l'orgamnizzazione più sospetta per Zuccaro.

«L'unico coordinamento è con la Guardia costiera italiana. Esiste uno scambio di informazioni, di buone pratiche, con le altre ong. Alcune sono dotate di strumenti per conoscere il posizionamento di navi non militari, come droni o trasponder», dice un rappresentante di Msf. E denuncia il crollo «vorticoso» delle donazioni alle ong.

Insorge la Cei, parlando di «fuoco politico ipocrita e vergognoso».

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